Pellet: servono investimenti per aumentare la produzione europea e stabilizzare il mercato

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Nel nuovo Pellet Statistical Report 2022 appena rilasciato, Bioenergy Europe analizza lo stato attuale del mercato in uno scenario non certo semplice: con i prezzi alle stelle di gas, petrolio ed elettricità, l’UE sta affrontando una grave crisi energetica, con cittadini e imprese che rischiano di non potersi permettere l’energia. Ora più che mai, la sicurezza energetica è al centro della discussione. È difficile elaborare strategie per l’approvvigionamento energetico degli Stati membri, così dipendenti dall’approvvigionamento di combustibili fossili.

Quando si pensa alla decarbonizzazione, tanti consumatori, dalle famiglie ai servizi pubblici, hanno adottato il pellet di legno come una soluzione energetica sostenibile. Nel 2021 il consumo di pellet nell’UE ha raggiunto i 24,5 milioni di tonnellate, in crescita del 18% rispetto all’anno precedente.

I settori residenziale e commerciale rappresentano il 66,1% del consumo europeo di pellet, mentre l’industria il restante 33,9%. La situazione varia da Paese a Paese.

Il consumo industriale (per elettricità e cogenerazione) è il principale motore per i Paesi Bassi e la Danimarca. In Italia, Germania e Francia è il settore del riscaldamento residenziale a guidare il consumo di pellet di legno.

Il settore del pellet ha dimostrato la sua resilienza durante la crisi del COVID-19 e la catena del valore del pellet è riuscita a evitare impatti negativi significativi. L’attuale crisi energetica è una minaccia più fondamentale e in previsione della stagione del riscaldamento 2022-2023, l’intera Europa entra in acque molto torbide. Per aggiungere al danno la beffa, le tendenze negli sviluppi delle politiche europee come la proposta del Parlamento europeo sulla biomassa legnosa primaria (LINK) e le sue potenziali restrizioni non sono affatto utili per stabilire condizioni quadro che promuovano lo sviluppo del settore.

Prospettive

A fronte di una produzione 2021 pari a 20 milioni di tonnellate nell’Ue27, un quadro politico stabile è essenziale per fornire una prospettiva a lungo termine alle aziende per investire ulteriormente nella capacità di produzione di pellet, promuovendo la produzione europea di pellet e garantendo così una fornitura adeguata insieme alla promozione degli sforzi di mitigazione del clima. Invece di sovvenzionare i combustibili fossili, i fondi dell’UE e nazionali dovrebbero essere diretti ai consumatori che desiderano passare da apparecchi a combustibili fossili, o quelli a legna o pellet più vecchi e meno efficienti, a soluzioni moderne ed efficienti sempre a biomassa legnosa. Ciò accelererà la diffusione delle energie rinnovabili, ridurrà le emissioni di inquinanti atmosferici, migliorerà l’efficienza delle risorse, il tutto proteggendo i consumatori vulnerabili dalla povertà energetica.

Tuttavia, il pellet resta competitivo rispetto a quasi tutte le altre fonti energetiche e potrebbe diventare ancora più appetibile con una serie di misure mirate, quale ad esempio la riduzione dell’IVA. Esiste ancora un potenziale significativo per un’ulteriore espansione della produzione sostenibile di pellet, sia a livello mondiale sia in Europa, ma è necessario superare gli ostacoli agli investimenti e alla logistica.

I recenti sviluppi geopolitici hanno causato significative perturbazioni del mercato, sia in termini di prezzo che di offerta. Sono necessari investimenti per aumentare la capacità di produzione in Europa e per fornire combustibile di qualità a tutti gli utenti che hanno deciso di investire nel miglioramento del proprio sistema di riscaldamento passando ad apparecchi a pellet” commenta Jérémie Geelen, Market Intelligence Officer di Bioenergy Europe.