Luci e ombre dopo la “tempesta perfetta” del mercato del pellet

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Le ragioni che hanno scatenato il trend rialzista nei prezzi del mercato europeo del pellet sono ben note e comprendono in particolar modo gli effetti diretti e indiretti della guerra ucraina. Tra questi, si annoverano le sanzioni Ue sulle importazioni di pellet d’origine russa e bielorussa, la diminuzione dei flussi d’esportazione ucraini, l’aumento della competizione tra il mercato domestico e quello industriale per l’approvvigionamento di pellet e all’interno del mercato premium stesso, i comportamenti protezionistici di alcuni mercati nazionali, lo shock dei prezzi dell’energia e degli approvvigionamenti, il processo inflattivo, la ridotta disponibilità di materia prima legnosa, l’aumento dei costi di produzione, le difficoltà logistiche, il forte interesse verso soluzioni energetiche alternative ai combustibili fossili tradizionali (aumento della domanda), gli elevati livelli di esposizione finanziaria e di rischio d’impresa degli operatori del mercato e la volontà di massimizzare la redditività d’impresa.

Di conseguenza, i prezzi del pellet sono aumentati notevolmente rispetto ai livelli del 2021 e solo di recente sono emersi i primi segnali di un allentamento delle forti tensioni che hanno caratterizzato il settore europeo del pellet a uso domestico a partire dalla primavera dell’anno in corso.
Naturalmente, queste dinamiche portano con sé luci e ombre agli occhi dei decisori politici, dei consumatori finali e degli operatori di mercato.

Ricadute della “tempesta perfetta”

Da un lato, il settore del pellet non si è fatto trovare completamente preparato per una rapida sostituzione delle forniture tradizionali di energia fossile e il sollievo alla povertà energetica offerto ai consumatori finali è stato solo parziale. Questi aspetti negativi, che in alcuni Paesi hanno anche attirato per la prima volta l’interesse delle Agenzie nazionali per la concorrenza e il libero mercato, potrebbero avere un impatto sulle vendite future di generatori a pellet e sulla percezione pubblica dell’affidabilità del pellet come alternativa ai combustibili fossili – effetto, questo, che sarebbe paradossale, considerato che alla base delle tensioni di mercato c’è la lentezza che finora ha caratterizzato la transizione ecologica verso un’economia verde e a basse emissioni carboniche.

D’altro canto, gli attuali livelli di prezzi stanno stimolando in tutta Europa un significativo interesse verso nuove linee di produzione e d’insacco, anche in Paesi tipicamente dipendenti dai flussi di importazione, qual è l’Italia. Pertanto, dopo anni caratterizzati da uno sviluppo costante e progressivo del mercato, è probabile che il settore vivrà un impulso e uno sviluppo prorompenti, raggiungendo un nuovo equilibrio tra gli accresciuti livelli di domanda e offerta.

È anche probabile che emergano nuove aree di fornitura e che si sviluppino flussi commerciali finora inediti: in tal senso, Turchia e Cina sono casi già noti, anche se talvolta accompagnati da preoccupazioni su possibili fenomeni di dumping dei prezzi legati all’introduzione nel mercato europeo, mediante triangolazione, di pellet d’origine russa.

Infine, la diffusione di pellet non certificato di bassa qualità per compensare eventuali carenze negli approvvigionamenti potrebbe rivelarsi un’altra sfida per il settore premium. Fortunatamente, lo schema ENplus®, leader nel mondo per la certificazione del pellet di qualità, ha da poco completato la revisione dei propri standard e procedure e continuerà a servire al meglio il mercato del pellet, puntando più che mai su qualità e tracciabilità del prodotto.