Peso ancora modesto delle rinnovabili termiche
In Italia produciamo (solo) il 20% dell’energia termica con le FER, il 66% di questo calore è prodotto dalla combustione del legno, il 24% dalle pompe di calore (PdC), principalmente aerotermiche.
Le biomasse legnose, in forma di legna da ardere, cippato e pellet sono pertanto la prima fonte rinnovabile termica del Paese, con circa 7 Mtep di consumo finale lordo.
Ispra ha pubblicato nel 2021 l’andamento delle emissioni in Italia di CO2-eq dal 1990 al 2019 del settore riscaldamento. I risultati dicono che, negli ultimi 30 anni le emissioni climalteranti del riscaldamento si sono mantenute pressoché costanti a circa 70 Mt, di fatto è cambiato il mix di utilizzo dei combustibili fossili (principalmente sostituzione del gasolio e altri combustibili fossili liquidi con gas naturale) senza una significativa riduzione delle emissioni climalteranti, basata sullo sviluppo delle rinnovabili. La decarbonizzazione del settore riscaldamento è un elemento chiave per raggiungere gli ambiziosi obiettivi europei e nazionali al 2030 che, di fronte a questi dati, risultano davvero poco credibili.
Ruolo del legno nella mitigazione dei cambiamenti climatici
Un recente studio, basato sui fattori di emissione di CO2-eq pubblicati dal Ministero dell’Ambiente tedesco, ha quantificato le emissioni di ciclo di vita (primarie) di varie tipologie di riscaldamento. Questo studio autorevole dimostra che nel passaggio dalle fonti fossili alle biomasse legnose il risparmio di CO2-eq è almeno di un fattore 10. Interessante notare che il legno, rispetto alle altre rinnovabili termiche, è tanto efficiente quanto il solare termico. Nel passaggio dalle fossili alla fonte rinnovabile legno, nel peggiore dei casi, si risparmiano circa 220 kg di CO2-eq per MWh termico utile[1]. Naturalmente la condizione fondamentale è che la gestione delle foreste non riduca, anzi mantenga un trend positivo dello stock di carbonio fissato dai soprassuoli forestali. In questo senso è utile ricordare che in Italia i prelievi di legno sono fermi a 1/3 dell’incremento annuo (36 Milioni di m3) e che la superficie forestale continua a crescere ogni anno, dopo essere raddoppiata negli ultimi cinquant’anni (circa 11 milioni di ettari). Siamo dunque in una fase in cui il bosco italiano continua ad accumulare carbonio (fase sink). È stato dimostrato che un ettaro di bosco gestito genera in 300 anni un risparmio di CO2 10 volte maggiore del risparmio conseguibile da una foresta “abbandonata”, questo grazie all’uso del legno come materiale da costruzione e alla valorizzazione dei sottoprodotti di prima lavorazione come biocombustibile, in sostituzione dei combustibili fossili (Hasenauer, 2015)[2].
Uno studio dell’agenzia energetica austriaca ha dimostrato, inoltre, che la filiera del legno, a parità di energia termica utile prodotta, crea fino a 15 volte più occupazione, rispetto ai combustibili fossili.
Legno, emissioni di polveri e incentivi
Un primo dato che provoca spesso incredulità è il fatto che la qualità dell’aria oggi è migliore di quella di alcuni decenni fa. Agli inizi del 2000 nelle città capoluogo del bacino padano si registravano ancora più di 170 superamenti giornalieri del valore limite medio di PM10 di 50 µg/m3, nel 2021 sono meno di 80 rispetto al valore massimo di 35 superamenti, un target che per ora solo Bologna dal 2014 è riuscita a raggiungere. Tuttavia, recentemente l’Italia è stata condannata dalla Corte di Giustizia europea sia per i superamenti di PM10 sia per quelli di NOx. È quindi evidente che bisogna accelerare ulteriormente il processo di miglioramento della qualità dell’aria, per evitare di dover pagare sanzioni pesantissime che l’Italia non può permettersi.
L’obiettivo è quindi accelerare la riqualificazione energetico-ambientale del parco generatori domestici. Varie regioni, a partire da quelle del bacino padano, hanno sviluppato norme regionali che disciplinano l’installazione e l’esercizio degli apparecchi a biomassa e che stimolano il turnover tecnologico verso soluzioni molto performanti. Con il Conto Termico dal 2014 sono stati riqualificati finora poco più di 300.000 impianti a biomassa in Italia (rispetto a un parco di circa 9 milioni di impianti), con nuove e performanti tecnologie, per una spesa annua cumulata poco superiore a 200 M€, contro una disponibilità di ben 700 M€. Abbiamo le risorse ma non riusciamo a valorizzarle pienamente. Per questo varie regioni hanno messo in campo degli incentivi supplementari e sinergici al Conto Termico che speriamo diano una forte spinta alla riqualificazione in atto. In altri Paesi è stato dimostrato che, con i giusti strumenti regolatori e normativi, è possibile ottenere concreti risultati. In Svizzera il contributo della combustione del legno alla produzione di PM2,5 si è ridotto del 30% dal 1990. In Germania le emissioni ascrivibili alla combustione domestica della biomassa legnosa sono diminuite, da 40,9 a 21,8 kt, ovvero del 47% dal 1995.
Legno per impianti centralizzati, teleriscaldamento e processi termici
Se nel settore domestico la profonda riqualificazione porterà a un “risparmio” di legno, quindi anche di emissioni di PM10, in altri settori come gli impianti centralizzati a servizio di condomini, di piccole, medie e grandi reti di teleriscaldamento e negli impianti a servizio di processi termici, c’è spazio per un incremento dell’uso di biomasse legnose, soprattutto in forma di cippato di provenienza locale. In questo range di potenza le tecnologie, oltre a essere molto performanti in termini di tecnica di combustione, si prestano all’applicazione di misure secondarie in grado di abbattere quasi completamente le emissioni di polveri fini. Varie realtà industriali, finalmente, stanno considerando i moderni impianti a cippato in sostituzione del gas naturale. Per un maggiore approfondimento su tutti i sistemi incentivanti attualmente in vigore per le biomasse legnose si rimanda alla nuova Linea Guida Incentivi di AIEL.
[1]IER – Institut für Energiewirtschaft und Rationelle Energieanwendung, Universität Stuttgart, Novembre 2018.
[2] Kohlenstoffkreisläufe in Waldökosystemen, 2015. In Nachhaltiger Klimaschutz, Österreichischer Biomasse Verband.
Questo articolo è apparso sulla rivista Energia e Dintorni, edita dal Comitato Termotecnico Italiano.