Qualità dell’aria: mai buona come nel 2023. Fondamentali educazione e turnover tecnologico

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Si riducono le emissioni di particolato in Italia, determinando un generale miglioramento della qualità dell’aria rispetto al recente passato e un consolidamento del trend di riduzione registrato negli ultimi 10 anni, avvicinando l’obiettivo di rispettare i valori limite di legge su tutto il territorio nazionale.

Il report

Dopo i dati sul 2023 presentati da ARPA Lombardia (leggi l’approfondimento), un’ulteriore conferma arriva dall’ultimo report sulla qualità dell’aria in Italia pubblicato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, che analizza la situazione, il trend dell’ultimo decennio e le dinamiche dell’inquinamento atmosferico in Italia.

Il miglioramento sul fronte di PM10 e PM2,5

Nel 2023, per la prima volta da quando si effettuano misurazioni, è stato rispettato il valore limite annuale del particolato atmosferico PM10 (40 µg/m³) in tutte le stazioni di misurazione. Per quanto riguarda il PM2,5 invece, le stazioni di misurazione che hanno rispettato i limiti sono state 311 su 312.

Il PM2,5 ha visto nel 2023 una riduzione di circa il 13% rispetto alla media del decennio 2013-2022. L’89% delle stazioni di monitoraggio in Italia ha rispettato il limite giornaliero del PM10, sebbene vi siano stati alcuni superamenti principalmente nell’area Nord-est del bacino padano, in una zona a nord del Vesuvio e in provincia di Frosinone. 

Condizioni metereologiche e progressi tecnologici

Gli andamenti dei livelli di particolato sono strettamente correlati alle condizioni meteorologiche: i dati riflettono infatti un aumento nei periodi di stagnazione atmosferica invernale, specialmente in alcune delle zone più critiche del paese, come il bacino padano. Il 2023 viene definito nel report del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente come l’anno migliore finora per i dati di PM10 e PM2,5, sia in termini di superamenti giornalieri che di valori medi annuali.

Il quadro generale dei dati relativi al 2023 conferma una tendenza positiva, che sottolinea anche l’efficacia delle misure introdotte negli ultimi dieci anni per migliorare la qualità dell’aria. Una delle azioni più importanti in questo senso è la riqualificazione del parco dispositivi di riscaldamento alimentati a biomassa. Infatti, apparecchi obsoleti caratterizzati da tecnologie di combustione poco efficienti presentano fattori di emissione pari a oltre 480 mg/Nm3 mentre un moderno inserto o una moderna stufa hanno emissioni comprese fra 20 e 30 mg/Nm3. I camini aperti, che ancora oggi rappresentano l’apparecchio a legna maggiormente diffuso in Italia, hanno fattori di emissione che superano 860 mg/Nm3.

Conto Termico e turnover tecnologico migliorano la qualità dell’aria

Questi tipi di apparecchi sono ancora troppi in Italia e producono circa l’86% del particolato derivante dalla combustione domestica della biomassa. Per questa ragione, deve essere incentivata la loro sostituzione con sistemi di riscaldamento a legna e pellet più moderni ed efficienti. Il principale strumento nazionale volto al rinnovo del parco stufe a biomassa è il Conto Termico, che mette a disposizione una dotazione annuale di risorse complessive pari a 900 milioni di euro, di cui 500 milioni destinati ai privati.

Il Conto Termico consente la sostituzione di stufe e impianti a biomassa già installati vecchi e obsoleti, caratterizzati da elevati livelli di emissioni, con apparecchi moderni ed efficienti che garantiscono minori emissioni e maggiore efficienza. Si tratta di un incentivo alla riqualificazione energetica che ha dato un importante impulso al processo di miglioramento della qualità dell’aria e che è fondamentale rafforzare in termini di facilità di accesso e riduzione degli adempimenti burocratici, perché la parte prevalente delle emissioni di PM10 del riscaldamento a biomasse proviene da stufe e caminetti vecchi e caratterizzati da tecnologie di combustione superate.

L’educazione degli utenti

A fianco della sostituzione degli apparecchi meno efficienti, va messa in atto un’attività di educazione rivolta ai cittadini per renderli consapevoli degli impatti di un’errata combustione della legna, delle modalità di corretto utilizzo dei generatori, delle norme di installazione e degli obblighi che si accompagnano all’uso di apparecchi a biomassa legnosa. L’educazione degli utenti finali deve riguardare in particolare chi utilizza la legna da ardere che, in caso di errori, può produrre considerevoli aumenti delle emissioni inquinanti.

Gli errori da evitare

Le principali situazioni di utilizzo scorretto delle stufe sono riconducibili a un eccessivo o insufficiente tiraggio del camino, ad inadeguate condizioni tecniche dell’apparecchio (come un’installazione scorretta o uno sportello non a tenuta) e ad un sovradimensionamento degli apparecchi, che di conseguenza funzionano permanentemente ad una potenza non ottimale.

Inoltre, vanno combattuti i più frequenti errori di conduzione degli apparecchi: impiego di biocombustibili di scarsa qualità (legna troppo umida, ciocchi troppo lunghi) uso di rifiuti legnosi o di altro materiale non idoneo (in particolare carta e giornali, estremamente dannosi per la salute e l’aria), scorrette modalità di accensione della stufa e di ricarica della legna, oltre ad un errato utilizzo dei registri di immissione dell’aria comburente.