Perché è importante certificare e comunicare la qualità di pellet, legna, cippato, bricchette

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La qualità del biocombustibile legnoso è il fattore principale che ne determina il valore commerciale. Valorizzare la qualità, quindi, è parte fondamentale della strategia aziendale anche alla luce della nuova normativa che lega gli incentivi per il riscaldamento a biomassa proprio ai biocombustibili certificati

Ci sono diversi modi attraverso cui un’azienda può attestare e comunicare ai propri clienti le informazioni sulla qualità dei propri biocombustibili – pellet, cippato, legna da ardere, bricchette. L’attestazione di qualità fornita dall’azienda può limitarsi a una semplice auto-dichiarazione, frutto ad esempio di automonitoraggio interno della qualità, oppure avvalersi dell’attestazione di altri soggetti, fino ad arrivare a una vera e propria certificazione di qualità.

Attestazione di qualità

L’azienda, ad esempio, potrebbe essere in grado di fornire una attestazione di qualità, esibendo un rapporto di prova rilasciato da un laboratorio. In questo caso, si tratta di un sistema “di seconda parte”, detto così perché prevede appunto che un secondo soggetto, diverso dall’azienda che effettua la dichiarazione di qualità al proprio cliente, attesti la qualità del prodotto. Tuttavia, in un sistema di seconda parte c’è un vincolo diretto, anche commerciale, tra il secondo soggetto (es. laboratorio) e il primo, cioè l’azienda che offre sul mercato il proprio prodotto.

Schema di certificazione

In uno schema di certificazione “di terza parte”, invece, la qualità del materiale viene comprovata dall’intervento di un terzo soggetto, l’Organismo di certificazione, che considererà sia le evidenze raccolte mediante un’ispezione, sia quelle rilasciate da altri soggetti accreditati (es. analisi di laboratorio). Nel caso di schemi di certificazione indipendenti, quali sono ENplus® e Biomassplus®, è presente anche un quarto soggetto, l’Ufficio nazionale licenziatario del marchio, che emana l’insieme dei requisiti (standard) di certificazione. Questo ampio insieme di soggetti e ruoli mira ad evitare che uno di essi possa “piegare” unilateralmente le regole del sistema in proprio favore o a vantaggio del proprio cliente.

In altre parole, la certificazione affianca alle analisi di prodotto anche la valutazione di altri elementi, tipicamente organizzativi, strutturali, di processo, ecc., che garantiscono che la qualità del prodotto in uscita possa essere mantenuta dall’azienda nel tempo. È questo uno degli elementi che differenziano maggiormente la certificazione propriamente detta dalle sole analisi, il cui valore probatorio si esaurisce e risolve nel singolo lotto di produzione che ha subìto il campionamento a fini analitici.

La funzione di Accredia

L’Organismo che certifica la qualità di un prodotto è a sua volta accreditato (ISO/IEC 17065) da un apposito Ente, Accredia, cioè dall’autorità nazionale referente per l’accreditamento che opera sotto la vigilanza del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Anche le analisi di laboratorio considerate da un Organismo di certificazione devono essere necessariamente complete, cioè includere tutti i parametri di riferimento, ed effettuate da un laboratorio accreditato (ISO/IEC 17025).

In sostanza, l’accreditamento attesta la competenza e l’imparzialità degli organismi di certificazione, ispezione, verifica e validazione, e dei laboratori di prova e taratura, e ne assicura l’idoneità a valutare la conformità di beni e servizi alle prescrizioni stabilite dalle norme volontarie e obbligatorie. In base all’accreditamento a disposizione dei laboratori chiamati ad effettuare analisi sui biocombustibili legnosi si possono distinguere tre condizioni:

  1. laboratori non accreditati;
  2. laboratori con accreditamento “ombrello” (ISO/IEC 17025) ma sprovvisti dell’accreditamento per una o più prove specifiche da effettuare sul biocombustibile (ogni singola analisi ha una sua specifica metodologia analitica che può essere accreditata);
  3. laboratori con accreditamento “ombrello” (ISO/IEC 17025) e ulteriormente provvisti dell’accreditamento per ciascuna delle prove analitiche da effettuare.

Non è infrequente che le analisi effettuate esternamente a uno schema di certificazione siano incomplete e quindi insufficienti a garantire l’assegnazione nella relativa classe di qualità, mentre la certificazione garantisce la loro completezza, cioè che siano stati analizzati tutti i parametri considerati dalla norma tecnica di qualità del biocombustibile di riferimento (serie ISO 17225).

Importanza delle analisi di campionamento

Anche il campionamento (prelievo del materiale da analizzare) effettuato nell’ambito di uno schema di certificazione come Biomassplus® o ENplus® viene sempre effettuato da un ispettore qualificato. Questo fa sì che le procedure di campionamento siano standardizzate (ISO 21945), evitando che, per imperizia o tornaconto, l’azienda possa selezionare autonomamente un campione di materiale la cui qualità potrebbe non essere rappresentativa di quella dell’intero lotto di riferimento.

Tutto ciò premesso, ha senso che un’azienda faccia analizzare da un laboratorio il proprio materiale, in aggiunta alle analisi già previste nell’ambito di uno schema di certificazione? La risposta è: assolutamente sì!

Campionamento del cippato

Innanzitutto, il D.lgs. 199/2021 ammette un percorso semplificato di attestazione della classe di qualità del cippato e delle bricchette di legno, nel caso in cui essi siano autoprodotti dai soggetti che accedono a vario titolo a incentivi e detrazioni. In questi casi, le analisi complete compiute annualmente da un laboratorio accreditato sono di per sé sufficienti a soddisfare i requisiti normativi che, diversamente, imporrebbero la certificazione “completa” del materiale.

Inoltre, anche all’interno di un valido sistema di certificazione l’azienda può utilizzare le analisi compiute da un laboratorio esterno per calibrare quelle svolte internamente, nel corso delle proprie attività di automonitoraggio.

Le analisi possono anche rivelarsi molto utili per verificare la qualità della materia prima approvvigionata da un nuovo fornitore, per analizzare parametri che l’azienda non è in grado di determinare autonomamente (es. analisi chimiche) oppure per valutare che una o più modifiche intervenute nel processo produttivo non influenzino negativamente la classe di qualità del materiale.

Infine, sul piano commerciale sono frequenti i casi in cui l’acquirente corrisponde al fornitore un diverso ammontare economico, in base alla qualità del biocombustibile offerto. In questi casi, la valutazione della qualità del materiale viene spesso condotta carico per carico, e lasciata alla discrezione del cliente. L’azienda fornitrice potrebbe quindi avere la convenienza economica nel dimostrare, analisi alla mano, la qualità del proprio materiale, così da vedersi riconosciuto un migliore prezzo d’acquisto.

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