Legno: il più antico biocombustibile del futuro

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Nel bosco c’è un tesoro per il nostro Paese e il futuro dell’energia passa anche da qui

Spesso si sente parlare di deforestazione e di distruzione di habitat naturali, soprattutto riguardo a enormi superfici forestali come in Amazzonia e in altre foreste delle aree tropicali e sub-tropicali, ma anche in quelle della fascia temperata del Pianeta.

Le foreste italiane al contrario, sono ben lontane da una condizione di sovra-sfruttamento e soffrono di un cronico abbandono che causa fenomeni di instabilità idrogeologica, perdita di valore ambientale e povertà economica.

Gli ecosistemi forestali di oggi nel nostro Paese sono il frutto di secoli di interazione tra natura e azione antropica e rischiano di perdere molte delle loro funzioni se non sono attivamente e correttamente gestiti.

Nel periodo che va dal dopoguerra a oggi, contrariamente all’immaginario collettivo, la superficie forestale in Italia è sostanzialmente raddoppiata, passando da 5,5 milioni di ettari del 1950 ad oltre 11 milioni dell’ultimo censimento, pari a circa il 36 % della superficie nazionale.

Ebbene, il prelievo legnoso medio in Italia corrisponde a circa il 18 % dell’incremento annuale, ovvero, se paragoniamo il bosco a un capitale che frutta un determinato interesse annuo, diciamo il 10%, il prelievo legnoso corrisponde al 18% di quel 10%, quindi il restante 82% va a incrementare la dotazione legnosa del bosco stesso (la cosiddetta “provvigione”). In Toscana, ad esempio, il prelievo annuo medio è di circa il 37%, mentre la media degli altri Paesi europei è del 62%.

In definitiva, nonostante i prelievi, i boschi italiani sono in continuo accrescimento.

Il bosco in Toscana

Nell’ultimo decennio la superfice forestale della Regione Toscana (la più boscata d’Italia, con quasi 1.200.000 ettari) ha subìto un profondo cambiamento: la copertura forestale è avanzata al ritmo di più di 3 ha/giorno, quasi di pari passo alla riduzione della SAU (superficie agricola utilizzata), soprattutto nelle aree collinari e montane.

La superficie dell’intero Comune di Pistoia, ad esempio, è pari a 236,4 Km² (23.640 ha), mentre la superficie forestale è circa 120 Km² (12.000 ha, di cui oltre 2.200 del patrimonio regionale). I boschi rappresentano quasi il 51 % della superficie comunale e sono costituiti in massima parte da latifoglie governate a ceduo.

Un bosco gestito è un bosco efficiente

La gestione forestale sostenibile e responsabile riveste un ruolo fondamentale nella salvaguardia della biodiversità e nella mitigazione dei cambiamenti climatici e rappresenta un importante volano di sviluppo locale, soprattutto in aree interne e marginali, quali le aree montane, nonché una fonte di reddito per le imprese boschive e i diversi operatori di filiera.

Il non fare non è mai il modo migliore per conservare e tutelare il patrimonio boschivo. Occorre altresì seguire quanto previsto dalla Strategia Forestale Nazionale, importante strumento di indirizzo e programmazione recentemente adottato.

La filiera produttiva italiana legata alla risorsa legno rappresenta un’importante realtà produttiva e occupazionale per il Paese. Attualmente si stima che nelle attività connesse alla filiera del legno (dalla produzione, alla trasformazione industriale in prodotti semilavorati e finiti, fino alla commercializzazione), siano coinvolte circa 80.000 imprese, per oltre 350.000 unità lavorative.

Uso a cascata del legno

Il principio essenziale che costituisce già il fulcro dell’attuale mercato della biomassa stessa è l’uso a cascata. Questa «cascata economica» garantisce che solo i residui legnosi che non trovano altro impiego siano utilizzati a fini energetici in modo da valorizzare tutti gli assortimenti e le destinazioni d’uso ottenibili dalle piante. Non c’è competizione tra il legno da destinare alla costruzione, all’arredamento e il settore energetico.

Benefici sociali della filiera legno-energia

L’uso sostenibile della risorsa legno, grazie alle filiere energetiche locali, può sostenere la crescita economica dei territori collocati nelle aree montane, in particolare nell’arco alpino e dell’Appennino. Inoltre può ridurre in queste aree il tasso di dipendenza delle fonti fossili, stimolando l’iniziativa economica e l’occupazione.

Uno studio dell’Agenzia Energetica Austriaca indica come lo sviluppo di una filiera locale legata all’uso energetico del legno favorisca l’occupazione lavorativa; secondo questo studio per scaldare un’abitazione media servono 23 ore di lavoro, che si riducono a 3 per il gasolio e a 1,5 per il metano.

Neutralità carbonica

La combustione di fonti fossili rilascia carbonio che è stoccato nel sottosuolo da milioni di anni, risultando quindi un’immissione netta in atmosfera. Al contrario, la combustione di biomassa legnosa comporta l’emissione di carbonio “biogenico”, riconducibile a un ciclo chiuso e già attualmente attivo.

In Italia negli ultimi dieci anni la quantità di anidride carbonica assorbita dai boschi nazionali è aumentata di ben 290 milioni di tonnellate, e la quantità di carbonio organico stoccata nei boschi italiani – e quindi sottratta stabilmente all’atmosfera – è passata da 490 a 569 milioni di tonnellate.

Il ciclo del carbonio si suddivide in due fasi dette domini:

  • il dominio lento, dove il rilascio del carbonio avviene in oltre 10.000 anni, fino a milioni nel caso delle fonti fossili;
  • il dominio rapido, che avviene in 1-500 anni, come nel caso degli alberi.

Il principale problema delle fonti fossili è il trasferimento del carbonio, sottoforma di CO₂, ma non solo, dal domino lento al dominio rapido, che si traduce in un aumento dei gas climalteranti in atmosfera. Il settore delle biomasse invece opera esclusivamente all’interno del dominio rapido, dove la CO₂ (carbonio inorganico), viene riassorbita dalle piante e dai ricacci delle ceppaie e torna ad essere legno (carbonio organico).

Il legname da opera? La paleria? Carbonio immobilizzato per anni, decenni, secoli.

Ma il legno inquina?

SÌ, se bruciato male o in apparecchi vecchi, obsoleti e poco efficienti.

NO, se bruciato in impianti e apparecchi moderni ed efficienti.

Il legno bruciato in maniera poco efficiente rappresenta una delle principali cause di emissione di polveri sottili (PM 10), che spesso raggiungono livelli di sforamento nella fascia al di sotto dei 200 metri s.l.m. ovvero la cosiddetta zona critica, dove tendono a ristagnare.

Potenzialità della filiera foresta-legno-energia

La filiera legno-energia permette di operare nel quadro di una politica di gestione forestale integrata con le esigenze di transizione ecologica e di mercato, anche rispetto al rilancio del legno come materiale fondamentale nel processo di transizione verde. La filiera foresta-legno deve essere infatti considerata nel suo complesso, con un approccio sistemico ed integrato.

La strategia energetica per un calore rinnovabile favorisce una progressiva riduzione dell’utilizzo del gas grazie all’utilizzo dei vari dispositivi alimentati a biomassa. Il settore potrebbe puntare a un obiettivo di 16,5 Mtep di energia termica prodotta da bioenergia di cui 8,5 Mtep da biomasse legnose, pari a circa 146 Giga Watt di potenza installata. Le bioenergie potrebbero arrivare così a coprire fino al 68% dell’energia da fonti energetiche rinnovabili nel settore termico e sarebbe così possibile sostituire potenzialmente 9 miliardi di metri cubi di metano.

Per saperne di più: energiadallegno.it/libroverde