Foreste e approvvigionamento legnoso: Bioenergy Europe fa il punto

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I dati nel nuovo report dell’Associazione europea mostrano che le foreste europee crescono da 30 anni e suggeriscono all’Italia la strada da percorrere

In un mondo dove la pressione sulle risorse naturali è in costante aumento e in cui le temperature medie globali continuano a salire, la necessità di sostituire i combustibili fossili con fonti energetiche rinnovabili è più che mai urgente. La definizione degli obiettivi al 2030 dell’UE per quanto riguarda l’approvvigionamento di almeno il 32% di energie rinnovabili e la riduzione del 55% delle emissioni di gas a effetto serra è la chiave per affrontare gli impatti della crisi climatica globale. Sotto quest’aspetto la bioenergia offre un contributo irrinunciabile nel percorso di sostituzione dei combustibili fossili con fonti energetiche rinnovabili, soprattutto nel comparto del riscaldamento.

Lo conferma il recente Report sull’approvvigionamento di biomassa pubblicato da Bioenergy Europe che, attraverso una serie di dati puntuali e aggiornati, fa il punto sullo stato delle utilizzazioni forestali in Europa.

Le foreste europee crescono in superficie e biodiversità da 30 anni

A livello europeo si osserva un aumento generale delle riserve forestali disponibili negli ultimi 30 anni. Infatti, lo stock disponibile all’inizio degli anni ’90 era stimato in 18,2 miliardi di m3 contro 23,8 miliardi di m3 nel 2020: un aumento del 30,7%, circa un punto percentuale all’anno. Secondo la FAO, la copertura forestale dell’UE27 ha guadagnato in media 468.000 ettari ogni anno dal 1990 al 2020: le foreste europee stanno quindi aumentando di dimensioni al ritmo di 1,24 campi da calcio al minuto. Al contempo, la densità forestale complessiva è passata da 133 m3/ha nel 1990 a 173 m3/ha nel 2020. Circa un quarto della superficie forestale europea è considerata area protetta per motivi di biodiversità, conservazione o paesaggio. Anche la diversità forestale, cioè il numero di specie presenti nelle foreste in tutto il continente, è aumentata negli ultimi 30 anni, mentre le monocolture sensibili ai disturbi si sono ridotte a solo un terzo della superficie forestale europea totale.

Evoluzione della superficie totale (asse di sinistra) e dello stock disponibile (asse di destra) di foreste e foreste disponibili per l’approvvigionamento di legname nell’UE27

Diversi Paesi hanno registrato una forte crescita delle loro aree forestali negli ultimi 30 anni: Bulgaria, Danimarca, Estonia, Grecia, Francia, Ungheria, Italia e Lituania, hanno tutti registrato un aumento compreso tra il 10% e il 26%, mentre Irlanda e Spagna registrano aumenti addirittura del 69% e 34%.

Evoluzione della superficie forestale negli Stati membri dell’UE a 27, 1990-2020 (1000 ha)

Il mercato dei prodotti forestali segue il principio dell’utilizzo a cascata: la raccolta di un albero produce diverse qualità di legno, che possono essere utilizzate da molti settori a seconda del prodotto da realizzare. Il legno di maggior pregio si trova alla base dell’albero (i primi metri) ed è destinato alle segherie per la produzione di mobili o legname da costruzione. I residui delle segherie e le parti meno pregiate dell’albero vengono utilizzati in altre industrie come cartiere, produttori di pannelli di legno e per produrre energia da biomasse. Pertanto, il fatto che l’albero sia destinato a varie industrie, unito al fatto che i rifiuti delle industrie a monte possono essere riutilizzati da altri settori, consente al mercato del legno di distinguersi per un uso circolare delle risorse che evita lo spreco di materia prima. Tra gli Stati membri dell’UE27 nel 2020, la Germania è ancora il leader nella produzione di legname in tronchi, con 84,1 milioni di m3. Il secondo produttore nell’UE è la Svezia, con una produzione totale di legname in tronchi pari a 76 milioni di m3, seguita da Finlandia (60,2 milioni di m3) e Francia (47,7 milioni di m3).

Utilizzazioni forestali: uso industriale e uso energetico sono complementari

Per quanto riguarda l’utilizzo del legno in Europa, si conferma una tendenza simile negli ultimi anni: il 75,5% è impiegato per l’industria mentre il 24,5% per la legna da ardere. La maggior parte del legno primario raccolto in Europa è dunque destinata all’uso industriale. Infatti, al momento dell’abbattimento, le parti degli alberi di maggior pregio e migliori caratteristiche sono destinate alla realizzazione di mobili, materiali da costruzione e altri prodotti ad alto valore aggiunto. Le restanti parti vengono utilizzate in ambiti in cui la materia prima non deve soddisfare gli stessi standard qualitativi restrittivi che si riscontrano nel settore delle costruzioni. Solo ciò che non soddisfa questi standard di qualità viene utilizzato nella produzione di bioenergia.

Combustibile legnoso e legno industriale da abbattimenti forestali nell’UE27 nel 2020

Non è corretto affermare che il settore della bioenergia sia in concorrenza con quello della lavorazione del legno – spiega a questo proposito Annalisa Paniz, Direttrice generale di AIEL – poiché il prezzo per metro cubo di tronchi di qualità supera di gran lunga il prezzo che il settore energetico può permettersi di pagare. È possibile invece suggerire che i due settori siano tra loro complementari e che un limitato sviluppo del settore industriale si ripercuota negativamente sul settore delle bioenergie, costringendo ad aumentare la quota di legname importato per soddisfare entrambi gli usi ed esponendo a maggiori rischi per quanto riguarda i prezzi e la sicurezza delle forniture, come testimoniato dall’Italia dopo l’esperienza degli ultimi mesi”.

Il Report di Bioenergy Europe mostra quindi chiaramente come in Europa non esista un problema di sovrautilizzazione delle foreste ma piuttosto, in particolare in Italia, la necessità di alzare la percentuale di prelievi di legname da opera, adottando il concetto di multifunzionalità delle foreste e applicando al meglio l’approccio a cascata, favorito anche dal maggior utilizzo di pellet degli ultimi anni, uno dei prodotti simbolo dell’approccio secondo un modello di economia circolare. “Da questo punto di vista – conclude Annalisa Paniz – auspichiamo che il nuovo Piano Forestale Nazionale possa portare ad un cambio di passo portando il Paese nei prossimi anni ad avere foreste estese, resilienti e ricche di biodiversità, ma capaci anche di offrire benefici ambientali, sociali ed economici per i cittadini di oggi e per le future generazioni”.

Rimozioni di legname negli Stati membri dell’UE a 27 in base all’uso finale nel 2020