Intervista a Giustino Mezzalira, direttore della sezione Ricerca e gestioni agro-forestali di Veneto Agricoltura
Già da alcuni decenni si sostiene l’importanza della produzione di colture ai fini energetici, dell’utilizzo delle biomasse legnose e di legname a corta rotazione per la produzione di energia termica. Oggi, stante l’impennata dei prezzi dei combustibili fossili, i tempi sono maturi per il rilancio della filiera del legno?
La filiera legno-energia è da tempo competitiva se si analizza il costo dell’energia (soprattutto termica) prodotta. Questo vale sia per le colture a fini energetici realizzate su terreni agricoli che, soprattutto, per le produzioni forestali, ricordando che una parte importante dei boschi del Veneto sono cedui o cedui in conversione ad alto fusto (da cui si ricava sostanzialmente solo legno a destinazione energetica) e che anche dalla gestione delle fustaie si ottengono grandi quantitativi di legno la cui principale destinazione è l’energia. Per anni però la competizione con il gas è stata sleale visto che lo sviluppo dei metanodotti era a carico della fiscalità generale e visto che non si pagava l’esternalità negativa della emissione in atmosfera di metano e di anidride carbonica di origine fossile. Ora che ci siamo resi conto di cosa voglia dire dipendere dall’importazione di gas da altri Paesi e che l’emergenza climatica ci impone di fare meglio i conti, il legno-energia si sta prepotentemente imponendo come un’alternativa comoda, sicura, pulita, che genera ricchezza a livello locale, amica della gestione delle foreste e nemica del loro abbandono.
Quali sono, dal suo osservatorio, i punti di debolezza della filiera foresta-legno nel Veneto? Cosa bisognerebbe fare?
Nel 2021 Veneto Agricoltura ha riunito il Tavolo regionale della filiera foresta legno. In quella occasione è stata elaborata, in base alle risposte fornite dai diversi portatori di interesse, una analisi SWOT della filiera. I due principali punti di debolezza che ne sono emersi sono stati, in ordine di importanza:
- Frammentazione delle proprietà e mancanza di consorzi forestali;
- Mancanza di moderne segherie e dipendenza dall’estero.
Nell’Ultimo anno Veneto Agricoltura si è fatta parte attiva per far ri-nascere i Consorzi Forestali in Veneto. Dico “ri-nascere” perché questa importante forma di aggregazione delle proprietà forestali nel passato era stata presente anche nella nostra Regione ma poi erano stati volutamente fatti morire per lasciar posto ad altre forme di gestione della foresta. Circa le segherie è un’annosa questione: senza moderni impianti in grado di competere con lo strapotere della vicina Austria noi continueremo ad essere dei produttori di commodity, come avveniva nelle cosiddette “economie coloniali”.
Quali sono secondo lei i maggiori ostacoli che incontra il settore nel rispondere da un lato alla transizione energetica e dall’altro nell’utilizzare la biomassa boschiva quale fonte energetica rinnovabile?
Parlando di transizione energetica pare che ci si debba occupare solo di energia elettrica. In base a questo approccio, ad esempio, per il riscaldamento delle abitazioni si dovrebbero utilizzare apparecchiature elettriche. Questo è un grossolano errore perché è energeticamente molto più efficiente utilizzare il legno, in una logica di economia circolare ed applicando l’approccio a cascata (lo si destina in via prioritaria agli usi più nobili, lasciando l’uso energetico come destinazione finale dei prodotti di minor pregio), soprattutto ricorrendo alle reti di teleriscaldamento. Circa l’utilizzo della biomassa boschiva gli ostacoli sono purtroppo numerosi e vanno dalla scarsa presenza di viabilità forestale alla estrema frammentazione della proprietà privata al modesto livello di efficienza di molte ditte boschive.
È stata stimata la biomassa da legno disponibile in Veneto e in Provincia di Belluno?
Non esistono stime ufficiali relative alla disponibilità di biomasse legnose utilmente prelevabili dai nostri boschi. Molti dati sono però disponibili sia a livello locale (piani di riordino e piani di riassetto) che a livello aggregato, grazie al primo “Rapporto sullo stato delle foreste e del settore forestale in Veneto” pubblicato da Veneto Agricoltura nel 2021.
Della massa complessiva, che percentuale si stima sia di proprietà privata?
In Veneto i boschi di proprietà privata (comprese le proprietà collettive delle “Regole”) sono circa il 70% del totale. Visto che i boschi privati sono spesso boschi cedui da cui si ricava sostanzialmente solo biomassa legnosa destinabile a fini energetici, si può stimare che dal settore privato possa potenzialmente venire oltre l’80% del legno-energia.
(Questa intervista è stata pubblicata sulla rivista Crescere col Centro edita da centroconsorzi.it)