Selvicoltura: significato e perché se ne parla ai tempi della REDIII

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Con l’inserimento nella REDIII del concetto di biomassa legnosa primaria, anche il termine “selvicoltura” è stato oggetto di un rinnovato interesse, così come il suo significato e ruolo nella gestione forestale sostenibile delle nostre foreste

La selvicoltura è la scienza che studia l’impianto, la coltivazione e l’utilizzazione dei boschi, con l’obiettivo di soddisfare le esigenze economiche e sociali della società, nel rispetto delle condizioni e delle modalità in cui le foreste vivono e si sviluppano.

Erroneamente, alla parola selvicoltura viene dato un significato diverso, spesso confuso con “taglio dei boschi”, ma non è corretto, anzi. Selvicoltura significa anche “coltivazione del bosco”, per migliorare la produzione di legno e di servizi ecosistemici (ad esempio il diradamento, cioè fare spazio agli alberi delle specie o dalla forma più adatta a produrre assortimenti legnosi di qualità ma anche a resistere al vento, a ridurre le possibilità di diffusione del fuoco o ad altre pressioni dell’ambiente) e “rinnovazione”, con interventi che creano o anticipano le condizioni necessarie a garantire il perpetuarsi del bosco attraverso i semi rilasciati dagli alberi non tagliati (rinnovazione naturale), piantando nuovi alberi nati in vivaio (rinnovazione artificiale) o attraverso il ricaccio dei polloni nel governo a ceduo (Fonte: Sisef).

Dalle imprese selvicolturali, quindi, viene l’invito a conoscere meglio un settore che contribuisce in maniera significativa all’economia delle aree montane del nostro Paese e alla salvaguardia del territorio.

Nel significato della selvicoltura, il valore del bosco

1. Il patrimonio forestale italiano è in crescita da 50 anni

Secondo i dati dell’Ultimo Rapporto Annuale sulle Foreste (RAF) redatto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, le foreste italiane si estendono per 11 milioni di ettari (circa un terzo del territorio italiano), valore che è raddoppiato negli ultimi 50 anni. Inoltre, le attività di taglio del bosco ogni anno riguardano solo il 20% della cosiddetta “ripresa”, ossia la quantità di legname cresciuta ogni anno, rendendo così molto facile comprendere come ogni anno il patrimonio boschivo italiano cresca e non sia oggetto di tagli indiscriminati. Il dato del 20% è molto basso rispetto a quanto succede in altri Paesi europei in cui questo valore è 3 volte superiore.

Le aziende boschive non saccheggiano le foreste, perchè ogni taglio in bosco, sia esso pubblico o privato, è soggetto ad autorizzazione e regolamentato dalla normativa nazionale la quale ha bandito i tagli “a raso” già con un Regio Decreto che porta data 1923 (Legge Serpieri). Da quasi un secolo, infatti, in Italia i boschi sono gestiti in modo sostenibile con ripercussioni positive sul bilancio del carbonio e sugli effetti di mitigazione del riscaldamento globale.

2. La funzione protettiva del bosco

In Italia, inoltre, l’87% dei boschi è sottoposto a vincolo idrogeologico, i tagli e le operazioni di selvicoltura quindi sono strettamente regolati poiché devono consentire al bosco di poter mantenere una delle sue funzioni più importanti, quella di protezione. La tempesta Vaia, interessando quasi 2 milioni di ettari, ha però avuto ripercussioni negative sulle diverse funzioni svolte dai boschi: in primis, la caduta degli alberi su vaste superfici ha fatto venire meno la protezione dei versanti dalla caduta di massi e valanghe e il ruolo di regimazione delle acque; inoltre l’elevata quantità di tronchi secchi presente al suolo funge da pericoloso innesco per gli incendi. Sono questi i motivi per cui è stato chiesto di poter riaprire i cantieri forestali, nell’interesse della salute e della sicurezza degli abitanti dei territori colpiti da Vaia (Dati RAF), non certo per miopi e gretti interessi economici.

3. Selvicoltura, la base della gestione forestale sostenibile

Il bosco giovane ha una capacità di assorbimento del carbonio molto più alta rispetto ad un bosco “antico”. Per questo, l’attività selvicolturale ha lo scopo di gestire la foresta in modo sostenibile per mantenere la foresta “giovane”, consentendo il taglio degli alberi giunti a maturità ma garantendo la conservazione della biodiversità e l’erogazione dei servizi ecosistemici (ricreazione, paesaggio, protezione dei versanti, prevenzione dagli incendi).

Inoltre la gestione forestale sostenibile in tema di bilancio del carbonio, e quindi di potenziale di mitigazione delle foreste nei confronti dell’aumento dell’effetto serra dell’atmosfera, considera le interdipendenze fra prelievi a scala locale e trasferimenti a scala globale del carbonio forestale. Utilizzare i boschi locali grazie a pratiche di gestione forestale sostenibile significa ridurre la necessità di doversi approvvigionare di materiale legnoso da foreste che, geograficamente lontane, possono essere soggette a deforestazione e tagli illegali.