Effetto della REDIII sulla filiera del legno italiana

filiera del legno
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Con l’introduzione del concetto di biomassa legnosa primaria da parte della Direttiva europea sulle Energie Rinnovabili, con l’obiettivo di garantire una valorizzazione economica sostenibile delle foreste europee soprattutto nell’ambito della produzione energetica, il rischio è quello di mettere in difficoltà tutta la filiera del legno, non solo quella del legno-energia. Questo è particolarmente vero per il nostro Paese in cui il settore forestale ha bisogno di essere rilanciato grazie a un approccio strutturale, sistemico e integrato, al fine di promuovere e sostenere lo sviluppo di tutte le filiere di produzione nazionale, stimolando in primis una selvicoltura attiva e sostenibile finalizzata ad aumentare i livelli di prelievo in foresta, in linea con quanto definito dalla Strategia Forestale Nazionale di recente emanazione. Infatti, in Italia non riusciamo a utilizzare più di un terzo dell’accrescimento annuo del nostro patrimonio forestale, a fronte di una media europea di oltre il 70%, questo è il motivo per il quale anche nel settore del legno il nostro Paese soffre di un deficit strutturale che non consente di soddisfare la domanda interna.

La crescita della superficie forestale a cui abbiamo assistito dal dopoguerra in poi è avvenuta in contemporanea ad una riduzione dell’area forestale pianificata e a un peggioramento complessivo della attività di prelievo legnoso. Guardando al futuro la Strategia Forestale Nazionale stabilisce di arrivare al 30% di superficie pianificata, contro l’attuale 15%, il che permetterà anche di disporre di maggior legno di alta qualità per costruzioni e arredo e far crescere la quota interna di scarti e sottoprodotti per produrre pellet, cippato e legna da ardere. È tempo quindi di adottare delle iniziative a sostegno delle biomasse e della filiera legno energia ad esse collegata anche per combattere la crisi energetica incombente.

Troppo spesso si dimentica che l’economia forestale è l’economia circolare per eccellenza in cui ogni tassello della filiera è fondamentale per garantire il valore della filiera stessa. È fondamentale mettere al centro delle politiche europee il concetto di gestione forestale sostenibile, necessaria a mantenere le foreste sane e resilienti.

Abbiamo più volte ricordato che l’Italia è, purtroppo, uno dei principali importatori mondiali di prodotti legnosi, sia segati sia legname ad uso combustibile. Una così forte dipendenza dall’estero può contribuire ad accrescere gli impatti ecologici e sociali nei paesi esportatori. È quindi fondamentale che il nostro Paese aumenti il tasso di autoapprovvigionamento per legno grezzo, semilavorati e combustibili legnosi, come ad esempio il pellet. La definizione di biomassa legnosa primaria, e di conseguenza secondaria, non è nota e applicata dagli operatori boschivi e dalle industrie forestali. Dobbiamo, quindi, evitare che un concetto arbitrario si ripercuota negativamente su un settore tipicamente “povero” come quello forestale, con il conseguente paradosso che il soprassuolo boschivo in Italia venga ulteriormente abbandonato non potendo gli operatori remunerare adeguatamente le operazioni di raccolta, dando valore sia al legname sia agli scarti derivanti dalla gestione del bosco.

L’uso energetico del legno rappresenta uno dei classici argomenti in cui l’eccessiva semplificazione, abbinata alla propensione a non inserire nel dibattito le specificità territoriali e nazionali, fondamentali per una corretta comprensione dei complessi sistemi forestali, rischia di annullare il valore di una filiera capace di offrire numerosi vantaggi sotto il profilo sociale, economico e ambientale. L’Italia è ricca di esempi virtuosi, dove la buona gestione forestale, pianificata e molto spesso certificata, realizzata per produrre manufatti durevoli in legno, garantisce di valorizzare energeticamente gli scarti di produzione e la biomassa legnosa che altrimenti non avrebbe altra destinazione, attraverso filiere corte e locali, e sistemi di conversione energetica altamente tecnologici e non inquinanti, in cui le filiere per il legname da opera si integrano perfettamente con quelle del legno energia.

È il momento di riconoscere che l’economia forestale può rappresentare un asset strategico per il nostro Paese che può renderci più indipendenti sia nell’industria dell’arredamento sia nella filiera energetica, valorizzando il territorio e creando posti di lavoro. Con la nuova Strategia Forestale Nazionale l’Italia si è dotata di un documento programmatico innovativo che nel medio-lungo periodo può portare ad una riscoperta delle filiere forestali integrate, e quindi anche del legno come combustibile prodotto dalle nostre foreste, con i conseguenti benefici al patrimonio boschivo italiano e il recupero di intere fasce collinari e montane abbandonate, con tutte le conseguenze del caso in termini di dissesto ambientale.