Aiel promuove tecnologie avanzate e incentivi per ridurre le emissioni nel riscaldamento a biomassa e migliorare la qualità dell’aria
Contribuire al miglioramento della qualità dell’aria è un impegno che riguarda tutti i settori produttivi, ma quello del riscaldamento a biomassa legnosa, rappresentato da AIEL Associazione italiana energie agroforestali, è stato tra i primi ad attivare l’impegno congiunto tra le imprese associate, istituzioni e pubbliche amministrazioni per l’adozione di politiche di sistema volte a promuovere l’utilizzo delle eccellenze tecnologiche e sostituire gli apparecchi obsoleti e inefficienti.
«Da anni, le imprese del settore – conferma Domenico Brugnoni, Presidente di AIEL – investono nello sviluppo di moderne tecnologie di riscaldamento a legna e pellet per rispondere alle esigenze di miglioramento della qualità dell’aria. Oggi i sistemi di riscaldamento a biomasse sono rappresentati da stufe e caldaie che raggiungono fattori di emissione di poche decine di grammi per GJ di energia termica prodotta e nei casi migliori (tecnologie ad emissioni “quasi zero”) arrivano a pochi grammi per GJ, con emissioni di particolato pari a quelle del metano e anche fino a 100 volte inferiori rispetto a stufe obsolete o non correttamente funzionanti».
Rafforzare il Conto Termico e il sostegno al turn over tecnologico
La nuova Direttiva Aria-Ambiente, attualmente in discussione in sede europea, stabilirà limiti alle emissioni ancora più rigorosi a partire dal 2030. Per questo è necessario rafforzare ulteriormente le misure a sostegno del turnover tecnologico nel settore del riscaldamento a biomassa legnosa, in particolare il Conto Termico, mantenendo gli attuali requisiti prestazionali stringenti per l’accesso agli incentivi, al fine di stimolare la sostituzione dei vecchi impianti con tecnologie a ridotte emissioni, lavorando anche sulla semplificazione dell’incentivo attualmente in fase di revisione. Gli incentivi nazionali, infine, devono essere potenziati con bandi locali nelle aree critiche, avviando politiche territoriali coordinate.
2023, l’anno migliore di sempre per la qualità dell’aria in Lombardia
L’effetto del turnover tecnologico è già in atto e ha contribuito a un sensibile miglioramento della qualità dell’aria nelle aree critiche. In base ai dati di Arpa Lombardia1 il 2023 è risultato l’anno migliore da quando si compiono le rilevazioni sia per quanto riguarda il PM10, la cui concentrazione da più di 15 anni è sotto il valore limite con un trend in continua discesa; sia per il PM2,5, il cui valore limite annuale per la prima volta è stato rispettato in tutte le stazioni di monitoraggio regionali.
«I dati rilevati da ARPA Lombardia – prosegue Brugnoni – confermano che la strada intrapresa è quella giusta, e sono in linea con i dati di AIEL secondo cui, al netto di una sostanziale stabilità numerica del parco installato di apparecchi a legna e pellet, in Italia le emissioni del settore nel periodo 2010-2022 sono diminuite di oltre il 40%, grazie alla sostituzione degli apparecchi obsoleti con apparecchi più efficienti e a basse emissioni. Le nuove tecnologie a biomassa legnosa per il riscaldamento domestico, ma anche il settore degli impianti termici a servizio di processi produttivi industriali, compreso il teleriscaldamento e la cogenerazione ad alto rendimento, consentono oggi di ottenere valori di emissione di particolato e carbonio organico dello stesso ordine di grandezza dei combustibili fossili, senza alcun peggioramento della qualità dell’aria, come dimostrato dalla letteratura tecnica e scientifica».
Quanto incide il comportamento degli utenti finali sulle emissioni?
Anche l’educazione degli utenti finali è fondamentale per contribuire a ridurre le emissioni inquinanti, in particolar modo per chi usa apparecchi manuali alimentati a legna da ardere. Problemi di tiraggio del camino, condizioni tecniche inadeguate, come un banale sportello non a tenuta, il sovradimensionamento degli apparecchi, che di conseguenza funzionano costantemente a potenza ridotta, possono incidere negativamente sulle emissioni.
Altrettanto dannosi possono essere gli errori di conduzione dell’apparecchio: dall’impiego di biocombustibili di scarsa qualità (legna umida, ciocchi troppo grandi, uso di materiale non idoneo) alle modalità scorrette di accensione e di ricarica della legna, fino all’errato utilizzo dei registri di immissione dell’aria comburente.
«La filiera del riscaldamento a legna e pellet da anni si impegna per favorire l’adozione di tecnologie avanzate e politiche di sistema»
Domenico Brugnoni, Presidente di AIEL
Questo articolo è stato pubblicato sul numero de Il Corriere della Sera in edicola in data di venerdì 24 maggio.
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