La gestione sostenibile delle foreste della Toscana sta attraversando un momento cruciale. Aribt (Associazione Regionale Imprese Boschive della Toscana), insieme alle CIA territoriali di Toscana Centro, Toscana Nord, Etruria, Arezzo, Grosseto e Siena, e ad altre importanti realtà come AIEL, Legacoop Alimentare e Legambiente, ha inviato una lettera alle istituzioni regionali per esprimere preoccupazioni in merito alla revisione delle misure di conservazione per i siti Natura 2000.
Un approccio che ignora la storia e la scienza
Secondo i firmatari, la filosofia alla base delle nuove regolamentazioni si fonda su un equivoco: l’idea che la conservazione degli habitat forestali richieda l’abbandono delle pratiche selvicolturali tradizionali. Questa visione contrasta con secoli di gestione forestale e con le più recenti evidenze scientifiche. Gli ecosistemi boschivi toscani non sono foreste vergini, ma paesaggi culturali modellati dall’interazione tra uomo e natura. Limitare drasticamente la gestione attiva potrebbe avere effetti negativi sulla biodiversità e sulla stabilità ecologica.
Le principali criticità delle nuove proposte
L’analisi delle nuove regolamentazioni solleva numerose problematiche di carattere tecnico, ambientale ed economico:
- Approccio rigido e indifferenziato – Le proposte adottano una logica uniforme che non tiene conto della varietà degli ecosistemi forestali della regione. Ogni area, dall’Amiata all’Appennino, ha esigenze specifiche che devono essere considerate.
- Ignoranza delle dinamiche biologiche specifiche – Le nuove regole impongono, ad esempio, allungamenti dei turni di taglio nei castagneti, una misura che contrasta con la biologia della specie, causando il deperimento degli alberi.
- Sottovalutazione della multifunzionalità forestale – Le regolamentazioni sembrano considerare la gestione produttiva del bosco come un pericolo per la conservazione, quando in realtà studi dimostrano che una gestione sostenibile può migliorare la biodiversità e la stabilità ecologica.
- Rischi ecologici dell’abbandono gestionale – L’assenza di intervento potrebbe portare a:
- Omogeneizzazione strutturale delle foreste;
- Riduzione della biodiversità;
- Maggiore vulnerabilità a incendi e malattie;
- Instabilità idrogeologica nelle aree montane.
- Insostenibilità economica e sociale – Le restrizioni penalizzerebbero le imprese boschive, compromettendo l’economia delle aree montane e favorendo lo spopolamento.
Sotto il profilo tecnico, le problematiche espresse nella lettera sono sviluppate in modo molto approfondito e circostanziato in un documento ad hoc di osservazioni alla nuova normativa.
Un appello per un confronto costruttivo
Di fronte a queste criticità, i firmatari della lettera chiedono alla Regione Toscana di:
- Convocare un incontro urgente con i rappresentanti tecnici e politici;
- Avviare un processo partecipativo che coinvolga tutti gli attori del settore;
- Sospendere l’iter di approvazione delle nuove regolamentazioni fino al completamento del confronto.
Solo attraverso un dialogo basato su conoscenze scientifiche e sulla valorizzazione delle comunità locali sarà possibile definire misure di conservazione efficaci e sostenibili.