La gestione forestale sostenibile in Toscana: appello per una regolamentazione equilibrata

gestione forestale sostenibile
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La gestione sostenibile delle foreste della Toscana sta attraversando un momento cruciale. Aribt (Associazione Regionale Imprese Boschive della Toscana), insieme alle CIA territoriali di Toscana Centro, Toscana Nord, Etruria, Arezzo, Grosseto e Siena, e ad altre importanti realtà come AIEL, Legacoop Alimentare e Legambiente, ha inviato una lettera alle istituzioni regionali per esprimere preoccupazioni in merito alla revisione delle misure di conservazione per i siti Natura 2000.

Un approccio che ignora la storia e la scienza

Secondo i firmatari, la filosofia alla base delle nuove regolamentazioni si fonda su un equivoco: l’idea che la conservazione degli habitat forestali richieda l’abbandono delle pratiche selvicolturali tradizionali. Questa visione contrasta con secoli di gestione forestale e con le più recenti evidenze scientifiche. Gli ecosistemi boschivi toscani non sono foreste vergini, ma paesaggi culturali modellati dall’interazione tra uomo e natura. Limitare drasticamente la gestione attiva potrebbe avere effetti negativi sulla biodiversità e sulla stabilità ecologica.

Le principali criticità delle nuove proposte

L’analisi delle nuove regolamentazioni solleva numerose problematiche di carattere tecnico, ambientale ed economico:

  1. Approccio rigido e indifferenziato – Le proposte adottano una logica uniforme che non tiene conto della varietà degli ecosistemi forestali della regione. Ogni area, dall’Amiata all’Appennino, ha esigenze specifiche che devono essere considerate.
  2. Ignoranza delle dinamiche biologiche specifiche – Le nuove regole impongono, ad esempio, allungamenti dei turni di taglio nei castagneti, una misura che contrasta con la biologia della specie, causando il deperimento degli alberi.
  3. Sottovalutazione della multifunzionalità forestale – Le regolamentazioni sembrano considerare la gestione produttiva del bosco come un pericolo per la conservazione, quando in realtà studi dimostrano che una gestione sostenibile può migliorare la biodiversità e la stabilità ecologica.
  4. Rischi ecologici dell’abbandono gestionale – L’assenza di intervento potrebbe portare a:
    • Omogeneizzazione strutturale delle foreste;
    • Riduzione della biodiversità;
    • Maggiore vulnerabilità a incendi e malattie;
    • Instabilità idrogeologica nelle aree montane.
  5. Insostenibilità economica e sociale – Le restrizioni penalizzerebbero le imprese boschive, compromettendo l’economia delle aree montane e favorendo lo spopolamento.

Sotto il profilo tecnico, le problematiche espresse nella lettera sono sviluppate in modo molto approfondito e circostanziato in un documento ad hoc di osservazioni alla nuova normativa.

Un appello per un confronto costruttivo

Di fronte a queste criticità, i firmatari della lettera chiedono alla Regione Toscana di:

  • Convocare un incontro urgente con i rappresentanti tecnici e politici;
  • Avviare un processo partecipativo che coinvolga tutti gli attori del settore;
  • Sospendere l’iter di approvazione delle nuove regolamentazioni fino al completamento del confronto.

Solo attraverso un dialogo basato su conoscenze scientifiche e sulla valorizzazione delle comunità locali sarà possibile definire misure di conservazione efficaci e sostenibili.