La realizzazione di un prodotto innovativo è nata per caso, dopo che una gatta si era
rifugiata davanti all’azienda MHL srl di Piobbico, in provincia di Pesaro Urbino. Una storia
singolare sfociata in una interessante opportunità commerciale che ha richiesto analisi
e valutazioni approfondite, oggi premiata dal mercato
La MHL Srl di Piobbico (PU) è un’azienda che ha ampliato la propria offerta di pellet sviluppando il segmento delle lettiere per animali. Si tratta di una storia curiosa, in cui si intrecciano intuizione, tenacia e passione imprenditoriale. Ne abbiamo parlato con il titolare, Michele Raggi, che deve molto a una gatta di nome Pellet.
Com’è nata l’idea di produrre pellet per lettiera animale?
“Un giorno di inverno abbiamo trovato davanti alla porta della sede aziendale una
gattina, qualcuno l’aveva abbandonata lasciando una ciotola d’acqua e una di crocchette – racconta Raggi – Per proteggerla dal freddo l’ho portata all’interno dei nostri uffici. Lì vicino era sistemato un saccone contenente pellet di piccole dimensioni che fuoriusciva a causa di un buco della confezione: una situazione che molto probabilmente non è sfuggita alla gattina visto che l’ha utilizzata subito come lettiera. Eravamo nel periodo di verifica ispettiva annuale per il mantenimento della certificazione ENplus® del pellet tradizionale e durante una visita gli ispettori mi dissero che alcuni anni prima un’azienda del centro-Italia aveva già tentato un’esperienza simile. Ha quindi preso forma l’idea di compiere analisi comparative tra i prodotti già in commercio e il pellet”.
Come avete sviluppato il prodotto?
“Dall’arrivo della gattina, che per evidenti motivi abbiamo deciso di chiamare Pellet, allo sviluppo del prodotto è passato un anno e mezzo. Abbiamo iniziato con una ricognizione di ciò che la Grande distribuzione già offriva e ci siamo concentrati sui prodotti vegetali e naturali, ritenendo che le politiche green guideranno il futuro anche
di questo settore. Abbiamo quindi analizzato e confrontato l’assorbenza idrica del nostro pellet tradizionale rispetto ad altri prodotti già in commercio, come il tutolo di mais, l’orzo e le graniglie con bentonite. Il pellet è un buon prodotto perché tende ad assorbire liquido fino alla massima assorbenza, dopodiché si sfalda e la segatura si deposita sul fondo della lettiera mantenendo quindi la funzionalità dello strato superficiale. Inoltre ha un comportamento assorbente, anziché agglomerante come nel caso del tutolo di mais e della maggior parte delle altre lettiere, determinando un consumo nettamente inferiore. L’assorbenza idrica del pellet si è rivelata buona, ma l’elevata durabilità del prodotto comportava tempi lunghi di assorbimento. Dopo i primi 4-5 mesi di test è iniziata la fase di ricerca e sviluppo nel corso della quale abbiamo cercato di capire se fosse possibile o meno arrivare a un prodotto di prima fascia che eccellesse, oltre che per l’assorbimento idrico e ammoniacale, anche nella velocità di assorbimento”.
Su quali parametri del pellet avete agito?
“Abbiamo cercato di individuare a quale valore di durabilità meccanica avvenisse la miglior assorbenza, immediata e totale – prosegue il titolare della MHL srl – Abbiamo quindi adattato il rapporto di compressione delle trafile, sacrificandone molte nelle diverse prove, forandole millimetro per millimetro con frese e trapani a colonna e provato numerosi valori di durabilità. Il secondo parametro più importante sul piano meccanico è il diametro della segatura utilizzata. Tutte le particelle di dimensioni inferiori a 2 mm devono essere scartate, altrimenti potrebbero aerodisperdersi e incidere negativamente sulla salute respiratoria dell’animale. Altrettanto importante è il diametro massimo della segatura che prevede lo scarto della frazione superiore perché altrimenti diminuisce l’assorbenza.
La cura dei dettagli ci ha permesso di raggiungere il 181% di assorbenza. Abbiamo poi sviluppato la parte legata agli additivi che permettono al chicco di pellet di non sfaldarsi: con quel valore di durabilità, senza la nebulizzazione di amido di mais avremmo di fatto segatura. Ma gli additivi permettono anche di aumentare l’assorbenza, come nel caso dell’olio di girasole. Per evitare che l’animale manifesti una reazione di repulsione, occorre che gli additivi siano naturali e inodori. La corteccia di pino, nonostante favorisca un aumento dell’assorbenza, ha un effetto dissuasivo, mentre l’impiego di corteccia di latifoglie conferisce al prodotto un colore scuro. Abbiamo provato ad acquistare additivi con profumazioni naturali, come la vaniglia o il limone, ma si è trattato di uno sbaglio costoso”.
Meccanica e chimica: chi vi ha aiutato?
L’ideatore è stato un nostro collaboratore ucraino con una doppia laurea in ingegneria e in chimica. Per le numerose prove su assorbenza, odori, specie legnose e additivi ci siamo avvalsi della collaborazione della facoltà di Medicina all’Università di Kiev, mentre l’ateneo di Padova ha condotto tutti i test finali che ci hanno permesso di ottenere la certificazione da parte di Enama Servizi che ha sviluppato uno schema di certificazione dedicato”.
Come avete condotto i test con gli animali?
“Abbiamo contattato tre associazioni di volontariato che si occupano complessivamente di oltre mille felini regalando diversi bancali di materiale e chiedendo loro di stilare un rapporto per ciascuna tipologia di prodotto sul gradimento manifestato dai gatti”.
Siete interessati solamente agli animali domestici?
“No. In collaborazione con la cooperativa Nuovafertil stiamo sviluppando un prodotto destinato ai cavalli che con un diametro maggiore – 8 mm anziché 6 mm – consente al peso degli animali di frantumarlo parzialmente, diminuendo il
rischio di storte alle zampe. Bisogna poi aggiungere che la maggiore espansione di questo nuovo prodotto ne riduce lo spazio occupato e, di conseguenza, il fabbisogno. La differenza principale però riguarda il colore che infatti, essendo chiaro, consente di valutare lo stato di salute dell’animale in base al colore dell’urina. Anche l’aspetto economico ha un ruolo importante. La classica balla da 20 kg di truciolo di abete per cavalli costa circa 5 euro, un prezzo che per convenienza suggerisce di trasformare la materia prima in pellet a uso termico. Così, abbiamo deciso di sviluppare
una linea specifica avvalendoci del supporto di alcuni maneggi che già utilizzavano pellet normale in considerazione della penuria di materiale dedicato”.
Il mercato come ha reagito?
“In realtà l’ingresso nel segmento della Grande distribuzione con un proprio marchio è molto complesso perché tutte le catene dispongono già dei loro prodotti. Tuttavia non ci siamo arresi e abbiamo iniziato a proporre la nostra lettiera ai clienti a cui già offrivamo pellet. La svolta è arrivata grazie ad alcune piccole insegne specializzate e, inaspettatamente, con la vendita online che ci ha permesso di quadruplicare le consegne con un tasso di riordino del 90%. La marginalità rispetto al pellet a uso termico è molto elevata – prosegue Michele Raggi – tuttavia i quantitativi sono inferiori: siamo ancora in una fase di promozione con un prezzo di vendita allineato a quello di altri prodotti naturali in commercio, nonostante le prove condotte dimostrino una maggiore efficienza. Stiamo cercando di capire
quale ritorno economico potrà realmente registrare questo prodotto ma l’obiettivo, ovviamente, è quello di portarlo al livello che merita”.
C’è il rischio che vi specializziate sul segmento pet, abbandonando la termica?
“No. Affinchè gli additivi che utilizziamo siano efficaci, il prodotto deve essere fortemente sovra-essiccato e le temperature invernali di Kiev, dove lo produciamo, non lo permettono. Di fatto, quindi, possiamo produrre solo in estate. In termini commerciali stiamo comunque investendo più sulle lettiere che sul pellet tradizionale dove la richiesta non manca”.
Quali saranno i prossimi passi?
“Mi piace mangiare bene e quando uso il barbecue voglio utilizzare prodotti naturali. Stiamo studiando un box in cartone con combustibile sufficiente per una grigliata destinata a 4 persone che abbia al proprio interno legno, stecchette accendifuoco e quella cosa naturale che riesce sia a legare la segatura di legno, sia a scatenare l’accensione aiutando la combustione del prodotto”.
Un’ultima domanda: alla gatta Pellet piace la vostra lettiera?
“Sì – conclude Raggi – e non solo a lei. Dopo due cucciolate la famiglia si è allargata e ora conta sette gatti. La lettiera non è un problema, sfamarli tutti è il maggiore degli impegni”.