Strumento ormai ventennale delle politiche italiane per il risparmio energetico, i certificati bianchi tornano al centro dell’attenzione grazie a un quadro normativo rinnovato che semplifica l’accesso agli incentivi e valorizza l’adozione di tecnologie efficienti e sostenibili. Se n’è parlato lunedì 27 ottobre durante il webinar “Certificati bianchi e efficienza energetica”, organizzato da AIEL – Associazione italiana energie agroforestali – in collaborazione con ESCo Agroenergetica e con il supporto di Progetto Fuoco.
L’incontro, seguito da un nutrito gruppo di professionisti del settore, ha offerto una panoramica chiara e aggiornata sul funzionamento dello strumento, le modifiche introdotte dal nuovo DM 21 luglio 2025, e le sue applicazioni pratiche con casi reali di sostituzione di caldaie alimentate a combustibili fossili con impianti a biomassa moderni ed efficienti.
Diego Rossi, responsabile Area tecnologica e progettazione di AIEL, ha illustrato le principali novità introdotte dal decreto, a partire dall’estensione della vita utile degli interventi – che passa da 7 a 10 anni – con un conseguente aumento del 30% dell’incentivo potenziale. Altre innovazioni rilevanti riguardano la possibilità di presentare progetti collettivi, attraverso raggruppamenti temporanei di imprese, e la semplificazione della rendicontazione per gli impianti più piccoli, che possono aggregarsi per superare la soglia minima di accesso fissata a 10 TEP (tonnellata equivalente di petrolio) nel primo anno.
Un ulteriore passo avanti riguarda la possibilità di optare per una rendicontazione semplificata dal quarto anno in poi, nel caso di impianti con un solo intervento e risparmi stabili nei primi tre anni.
Rossi ha inoltre chiarito le modalità di calcolo dei risparmi energetici e il funzionamento del mercato dei certificati, regolato dal Gestore dei Mercati Energetici (GME), dove i titoli vengono scambiati a una media di circa 250 euro per TEP.
Nella seconda parte del workshop, Rico Farnesi, Responsabile Area Tecnica di ESCo Agroenergetica, ha fornito tre esempi concreti di interventi – un’officina meccanica, un condominio e una serra agricola – evidenziando come, a parità di investimento, i certificati bianchi possano risultare più vantaggiosi del Conto Termico, soprattutto nei casi in cui il generatore sia chiamato ad attivarsi per molte ore all’anno.
In particolare, nel caso di sostituzione di caldaie a gasolio o metano in ambienti produttivi o serre, il ritorno economico è rapido, grazie a un doppio beneficio: il risparmio sul combustibile e l’incentivo diretto derivante dai titoli. Secondo Farnesi, nei casi analizzati il valore annuo dei certificati copriva fino al 90% del costo del combustibile rinnovabile.
L’incontro ha evidenziato il potenziale dei certificati bianchi come leva strategica per accelerare la decarbonizzazione nei settori civile, industriale e agricolo, premiando interventi ad alto rendimento e incentivando soluzioni sostenibili come le caldaie a cippato e a pellet. La combinazione tra una normativa più accessibile, tempi di verifica certi e possibilità di aggregazione apre oggi nuove strade a imprese, ESCo e operatori del settore.

