Nel 2024 il consumo globale di pellet industriale ha toccato un record grazie alla ripresa europea e alla crescita asiatica, ma restano incertezze sul futuro post-2027. In Europa, vendite in calo per le stufe domestiche, frenate dall’economia debole. La revisione dell’Ecodesign rischia di penalizzare il settore, mentre nuove tensioni geopolitiche e possibili dazi creano ulteriori incognite
Gli autori di questo articolo sono Manolis Karampinis, business development & membership director di Bioenergy Europe, e Pablo Rodero Masdemont, presidente dello European Pellet Council
Pellet industriale
Per una volta, il 2024 ha portato qualche buona notizia per il mercato europeo del pellet industriale. Spinta principalmente dalle condizioni favorevoli del programma Contracts for Difference (CfD) del Regno Unito, la domanda di pellet industriale in Europa è tornata a crescere dopo un anno difficile nel 2023. Unita alla continua espansione in Asia, il consumo globale di pellet industriale ha raggiunto un massimo storico di 26,6 milioni di tonnellate.
Nonostante questa notizia positiva, il punto interrogativo su cosa accadrà dopo il 2027, cioè al termine del periodo di sostegno finanziario ad alcuni grandi impianti di produzione elettrica da pellet, inizia a pesare sempre di più nelle menti di tutti. All’inizio dell’anno, l’annuncio del nuovo meccanismo ponte per Drax ha portato un certo senso di stabilità, ma anche diversi interrogativi. Drax è riconosciuta come una componente vitale dell’approvvigionamento energetico del Regno Unito, ma ci si aspetta che il suo contributo alla produzione di elettricità diminuisca e diventi sempre più legato ai periodi di bassa generazione delle rinnovabili intermittenti. In pratica, ciò si tradurrà in un consumo di pellet ridotto, approssimativamente a metà del livello attuale. Sommando a questo le incertezze sul consumo industriale olandese dopo il 2027, sembra che il settore del pellet si troverà presto ad affrontare uno squilibrio fra domanda e offerta di segno opposto rispetto a quello registrato nel 2022 con l’interruzione delle forniture russe verso l’Europa. Come reagirà il mercato a questa situazione, resta da vedere.
Pellet per il segmento domestico
Il settore europeo del pellet “premium” appare più stabile in superficie, ma risulta piuttosto complesso se si guardano i dettagli. Purtroppo, il 2024 ha evidenziato un ulteriore calo delle vendite di apparecchi a pellet nella maggior parte dei Paesi. Tuttavia, questa osservazione non può essere separata dal più ampio contesto economico europeo. Anche le vendite delle soluzioni concorrenti, come pompe di calore e apparecchi a combustibili fossili, stanno rallentando, poiché l’economia si avvia verso una fase negativa e i consumatori privati rinviano decisioni di investimento e ristrutturazione della casa.
Austria e Polonia, d’altro canto, rappresentano due esempi che dimostrano che questo destino non è inevitabile. In entrambi i Paesi, schemi di sostegno pubblico hanno aiutato le famiglie a passare dal riscaldamento fossile a moderne caldaie a pellet. In Austria, le vendite di caldaie a pellet hanno raggiunto livelli storici, mentre in Polonia il numero di richieste di conversione dal carbone al riscaldamento a pellet/biomassa ha superato quello delle richieste di passaggio alle pompe di calore. Guardando al 2025, il futuro di questi due programmi di sostegno rimane incerto (per motivi diversi), il che evidenzia ancora una volta uno dei nostri mantra: senza una voce istituzionale forte, il settore del pellet non vincerà alcuna battaglia; e di battaglie ne ha molte da combattere!
Il legame col Regolamento Ecodesign
Una delle battaglie più importanti per il futuro del riscaldamento a pellet si sta giocando a livello europeo: la revisione del Regolamento Ecodesign. Una prima proposta della Commissione Europea, a gennaio 2025, ha scioccato l’intero settore introducendo requisiti estremamente severi e/o irrealizzabili per i generatori di calore locali e le caldaie a biomassa. La forte reazione politica e mediatica del settore probabilmente ha a sua volta sorpreso la Commissione, costringendola a fare parzialmente marcia indietro. Come spesso accade quando questioni tecniche escono dalle stanze delle riunioni di Bruxelles per entrare nell’occhio pubblico, ci sono stati diversi fraintendimenti sull’ambito del Regolamento Ecodesign. Non si è mai trattato di vietare in modo generalizzato il riscaldamento a biomassa. Tuttavia, l’introduzione di requisiti così severi per gli apparecchi, tali da rendere praticamente tutti i prodotti oggi sul mercato non conformi, avrebbe condannato il settore a una morte lenta. Ciò che è più frustrante di questa proposta è che non avrebbe risolto il problema che intendeva affrontare. Le emissioni di particolato dal riscaldamento domestico a biomassa sono effettivamente un tema, ma la maggior parte di queste emissioni proviene da vecchi apparecchi inefficienti, non dai moderni sistemi a pellet. Attualmente, la discussione si è nuovamente spostata dal dibattito pubblico alle stanze di Bruxelles, ma non è affatto chiusa. Ancora una volta, senza una forte voce associativa che sostenga l’argomento che il pellet è parte della soluzione al problema delle emissioni, e non la causa, nessuno dovrebbe illudersi che la situazione si risolverà in modo favorevole.
Il rinvio di un anno dell’EUDR
Restando in ambito politico, il rinvio di un anno dell’entrata in vigore del Regolamento Europeo sulla Deforestazione (EUDR) è stato sicuramente un sollievo. In definitiva, la Commissione e le altre istituzioni UE hanno riconosciuto che il mercato non era pronto, anche perché loro stessi hanno mancato nell’offrire linee guida adeguate. A metà del 2025, la situazione è in parte migliorata, ma, come nel paradosso di Zenone con Achille e la tartaruga, l’obiettivo finale sembra ancora non del tutto a portata di mano. La buona notizia sull’EUDR è che non riguarda solo il pellet: molte altre commodity ne sono interessate, perciò su questioni orizzontali la voce unita di diversi settori può esercitare maggiore peso politico nel chiedere semplificazioni. Tuttavia, alcuni aspetti – come le difficoltà nella geolocalizzazione dei residui di lavorazione, ad esempio la segatura trattata in massa – rimangono una preoccupazione principalmente per il settore del pellet.
Recepimento della REDIII
Per quanto riguarda la REDIII, la data ufficiale di recepimento del 21 maggio 2025 è ormai trascorsa senza che gli Stati membri rispettassero la scadenza (sebbene alcuni siano più avanti). Il passaggio dalla REDII alla REDIII comporta sfide pratiche per operatori di mercato e schemi di certificazione; tuttavia, l’impatto di lungo termine (se ci sarà) della REDIII sul mercato industriale del pellet resta da valutare.
Il delicato tema dei dazi doganali
Anche le tensioni geopolitiche globali hanno delle ricadute sul settore del pellet. La nuova amministrazione statunitense ha portato nuove complessità nel commercio globale e nella geopolitica – e alla fine anche il settore del pellet ne è toccato. In risposta alla guerra commerciale in corso, la Commissione sta valutando l’imposizione di un contro-dazio su diversi prodotti statunitensi – e il pellet di legno è in quella lista. Sebbene non siano ancora state prese decisioni, la sola ipotesi aggiunge un’incertezza che molti nel settore preferirebbero evitare.