Oltre 10 miliardi di metri cubi/anno di metano in meno con la filiera agroforestale italiana

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Opportunamente orientata e sostenuta, la filiera agroforestale italiana nel suo complesso sarebbe in grado di evitare l’importazione di oltre 10 miliardi di metri cubi annui di gas naturale

Questo emerge dal position paper su “Gestione forestale e sostenibilità degli usi energetici delle biomasse forestali” proposto dal Gruppo di lavoro temporaneo [1] coordinato da AIEL, Associazione italiana energie agroforestali, e recentemente pubblicato sul sito del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Il documento propone una visione, condivisa fra i soggetti che compongono la filiera foresta-legno-energia, dei caposaldi e dei modelli da adottare per il corretto e sostenibile utilizzo delle biomasse forestali. Partendo dalla consapevolezza che i settori produttivi collegati alla filiera foresta-legno-energia hanno un ruolo strategico per valorizzare dal punto di vista economico e occupazionale le aree interne e montane del nostro Paese e per contribuire al raggiungimento di obiettivi di decarbonizzazione e di produzione di energia da fonti rinnovabili.

Adottare un approccio comune è il primo passo per la realizzazione di politiche coordinate che coinvolgano le filiere produttive ed energetiche collegate al settore forestale, dando il giusto valore a settori produttivi che possono sostenere l’economia delle zone marginali e interne.

Il position paper riconosce che l’uso più efficiente, sostenibile e a cascata (figura 1) delle biomasse forestali permetterebbe di aumentare il valore prodotto dai boschi italiani e contribuirebbe a stabilizzare la filiera locale e nazionale del legno, limitando così le importazioni, sia di legname e di combustibili legnosi sia di combustibili fossili.

Figura 1 – Approccio a cascata applicato a un tondo da segheria

Oggi, solo il 15,3% della superficie forestale italiana (che comprende complessivamente 11 milioni di ettari e che, raddoppiata negli ultimi 50 anni, è ancora oggi in crescita) è soggetto a piani di gestione forestale. La produzione di legno e altri prodotti rimane stabile ma diminuiscono le segherie e le infrastrutture per le utilizzazioni in bosco. Il tasso di prelievo forestale è compreso tra il 18,4% e il 37,4% dell’incremento annuo, molto inferiore alla media europea, pari al 73%. Il basso tasso di prelievo comporta una forte dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di legno e legname per l’industria nonché per l’importazione di legna da ardere, pellet e cippato. A fronte di settori industriali solidi e competitivi su scala internazionale legati ai prodotti a base di legno e cellulosa (mobili, carta, fibre) la domanda di materie prime legnose, semilavorati in legno e biocombustibili legnosi non è soddisfatta da risorse forestali nazionali, se non in misura parziale.

Un altro dato fotografa la situazione: circa il 70% del legname prelevato in Italia è costituito da legna da ardere; su 15,4 milioni di metri cubi di prelievo forestale, più di 10,8 milioni sono legna da ardere[2]; il 66,2% dei boschi è di proprietà privata e le forme di governo a ceduo e fustaia occupano all’incirca la stessa percentuale di superficie dei boschi italiani, rispettivamente il 42,3%[3] e il 41,9% del totale. La produzione di legna da ardere costituisce da sempre un’importante attività economica locale e “circolare” per valorizzare i boschi cedui, gli scarti legnosi degli interventi di miglioramento forestale (conversioni, diradamenti, ecc.) e la parte meno pregiata delle utilizzazioni in fustaia.

L’uso energetico può valorizzare la biomassa legnosa proveniente dalla manutenzione degli alvei fluviali, dalla messa in sicurezza della rete stradale e della rete elettrica. La filiera legno-energia crea valore anche attraverso la manutenzione del patrimonio boschivo. Queste attività generano ricadute positive sui territori, inclusa la prevenzione del dissesto idrogeologico e del rischio incendi.

Le biomasse legnose provenienti da gestione forestale sostenibile – commenta Annalisa Paniz, direttrice generale di AIEL – consentono di diversificare le fonti per la sicurezza energetica del Paese oltre a contribuire agli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’Unione europea. La produzione di calore e di energia elettrica in cogenerazione ad alto rendimento da biomassa legnosa può essere sviluppata nei territori senza alimentare alcuna competizione con altri possibili utilizzi. L’auspicio è che questo approccio possa affermarsi e consolidarsi nel tempo, attraverso iniziative a sostegno della filiera legno-energia che prevedano investimenti a lungo termine nella gestione delle foreste, per aumentare i livelli di approvvigionamento sostenibile di materie prime e il loro utilizzo a cascata”.


[1] Fanno parte del Gruppo di lavoro temporaneo alcune delle più importanti associazioni del settore come Federlegno Arredo (FLA), Assocarta, FIPER, Legambiente, WWF, gli schemi di certificazione forestale FSC e PEFC, il coordinamento delle imprese boschive CONAIBO, oltre a rappresentanti istituzionali e del mondo dell’Università e della Ricerca.

[2] FAOSTAT, 2021 (link)

[3] INFC, 2015. Le Foreste Italiane. Sintesi dei risultati del terzo Inventario Forestale Nazionale (link)