Bioenergy Europe si oppone all’inclusione del pellet di legno nei prodotti UE soggetti a contromisure commerciali verso gli USA. Tali dazi, secondo l’associazione, metterebbero a rischio la sicurezza energetica, la stabilità dei prezzi per famiglie e industrie, e gli obiettivi UE su clima e rinnovabili. Gli USA forniscono oltre il 30% del pellet industriale europeo e non esistono alternative facilmente sostituibili
Bioenergy Europe, l’associazione europea che rappresenta il settore energetico delle biomasse, ha partecipato all’indagine della Commissione europea sulle possibili contromisure ai possibili nuovi dazi statunitensi sulle importazioni di vari prodotti provenienti dall’UE.
In particolare, l’Associazione ha espresso la propria ferma opposizione all’inclusione del pellet di legno nell’elenco dei prodotti soggetti a misure di politica commerciale, ritenendo che questo potrebbe comportare rischi per la sicurezza energetica, per i prezzi del riscaldamento domestico e per il raggiungimento degli obiettivi europei in materia di energie rinnovabili e clima.
Infatti, nonostante il pellet di legno sia classificato come prodotto agricolo a fini commerciali, il suo principale utilizzo nell’Ue è come fonte di energia – cosa che lo allinea funzionalmente alle materie prime energetiche.
Importazioni Ue di pellet dagli Stati Uniti
Nel 2024, il consumo di pellet legnoso nell’Ue è stimato pari a circa 22,5 milioni di tonnellate (Mt), mentre le importazioni europee hanno riguardato circa 5 Mt di pellet. Gli Stati Uniti sono il maggior esportatore mondiale di pellet di legno, con circa 10 Mt esportate nel 2024, con l’Ue come secondo partner commerciale. In effetti, gli Usa sono il primo fornitore di pellet per l’Ue, per un totale di circa 2,1 Mt.
Praticamente, tutte le esportazioni statunitensi verso l’Ue riguardano pellet destinato all’uso industriale: complessivamente, si stima che circa il 32% del consumo industriale europeo di pellet sia basato su pellet proveniente dagli Stati Uniti.
In proposito, è utile ricordare che il pellet di legno è riconosciuto come una forma di energia rinnovabile e che quello importato dagli Usa è tipicamente pellet certificato per la sua sostenibilità, sulla base di quanto disposto dalla Direttiva 2018/2001 (RED II).
Tabella 1 – Importazioni di pellet dagli Stati Uniti negli Stati membri UE e quota stimata nel consumo industriale di pellet nel 2024.
Paese | Importazioni di pellet dagli USA (t) | Consumo industriale di pellet (t) | Stima (%) del pellet USA nel consumo industriale |
Paesi Bassi | 757.547 | 1.500.000 | 50,5% |
Danimarca | 702.957 | 2.200.000 | 32,0% |
Francia | 378.446 | 900.000 | 42,0% |
Altri Paesi EU | 263.115 | 1.980.000 | 13,3% |
Totale EU-27 | 2.102.065 | 6.580.000 | 31,9% |
Bioenergy Europe prevede che l’imposizione di dazi Ue sul pellet statunitense comporterebbe conseguenze negative per numerosi impianti di produzione d’energia elettrica, per l’industria e per i consumatori d’energia situati in Europa, oltre che per gli obiettivi comunitari sulle energie rinnovabili e sul clima. Ecco perché.
Potenziale impatto dei dazi sul pellet di legno dagli Usa
I produttori di pellet – in particolare quelli attivi nel segmento industriale – operano con margini di profitto ridotti; pertanto, i dazi comporterebbero un aumento dei prezzi pagati dagli utilizzatori (gli impianti), che trasferirebbero questi aumenti ai consumatori finali d’energia.
Sostituire le forniture americane potrebbe rivelarsi molto difficile, a causa dei consistenti volumi in gioco, unitamente alla limitata flessibilità dei mercati globali della biomassa: la capacità produttiva mondiale è limitata, con poche regioni esportatrici in grado di fornire volumi aggiuntivi su larga scala. Inoltre, aree di approvvigionamento alternative, come il Canada e i Paesi baltici, sono già fortemente vincolate a contratti di fornitura di lungo termine, oppure vivono la competizione con il segmento residenziale del pellet. Aumentare le capacità produttive richiederebbe investimenti significativi in termini di infrastrutture e logistica, con progetti che possono richiedere fino a 3 anni per la loro realizzazione (dalla fase iniziale al loro completamento) e in un contesto altrettanto critico per la disponibilità di materie prime legnose.
In questo contesto, non esiste un’alternativa immediata o di sostituzione modulare alle forniture statunitensi, senza rischiare una sostanziale volatilità del mercato, tanto nei prezzi quanto nella disponibilità di materiale.
Impatti sul riscaldamento residenziale
Fin dal 2022, in seguito alle sanzioni Ue contro Russia e Bielorussia che hanno portato alla rimozione di circa 3,5 milioni di tonnellate di pellet dal mercato europeo, i mercati del pellet operano in un contesto delicato di equilibrio tra domanda e offerta.
Dopo la crisi energetica del 2022, il pellet a uso industriale e domestico è tornato a livelli di prezzo stabili, anche grazie all’aumento dell’offerta di pellet dall’Europa e da Paesi terzi. Tuttavia, la situazione di mercato rimane delicata, con opzioni limitate per un’ulteriore espansione dell’offerta nel breve e medio termine. L’imposizione di dazi sul pellet di legno statunitense potrebbe rompere questo fragile equilibrio, influenzando i prezzi dell’energia sia per gli utenti industriali (ad esempio, i clienti dei sistemi di teleriscaldamento in Danimarca e Paesi Bassi) sia per il segmento domestico del pellet, a causa della forte interconnessione tra i due segmenti del mercato.
Impatti sulla sicurezza energetica
L’imposizione di dazi sul pellet avrebbe un impatto negativo anche sulla sicurezza energetica dell’UE: sebbene il pellet rappresenti una quota marginale delle importazioni energetiche totali europee, il suo contributo alla generazione di energia rimane rilevante per diversi Stati membri.
Il pellet contribuisce alla produzione di elettricità rinnovabile, affidabile e programmabile, e offre un importante apporto al calore fornito dai sistemi di teleriscaldamento a molte città europee.
Impatti sull’energia rinnovabile e sul clima
Infine, imporre dazi al pellet avrebbe un impatto negativo immediato anche sugli sforzi climatici dell’UE, e conseguenze a lungo termine sui piani di decarbonizzazione.
Un aumento dei prezzi del pellet in Europa metterebbe a rischio gli sforzi delle utility, delle industrie e delle famiglie nel processo di sostituzione dei combustibili fossili: gli utenti potrebbero proseguire nell’uso di combustibili fossili, anziché passare a un’alternativa energetica rinnovabile, qual è il pellet.