European Pellet Forum 2025: il contrabbando di pellet preoccupa anche i mercati del Nord Europa

Condividi

Lo European Pellet Forum 2025 ha evidenziato le tensioni sul mercato europeo del pellet, con focus sulla Polonia e sull’impatto del pellet illegale da Russia e Bielorussia. In Italia il fenomeno del contrabbando è noto dal 2022 e ha portato a controlli e revoche di certificazioni, specialmente su prodotti turchi e cinesi. Oggi emergono nuove criticità legate a importazioni dai Balcani, frodi fiscali e calo della qualità della materia prima

Lo European Pellet Forum 2025 ha fatto tappa a Gdynia (12-13 giugno) per discutere delle tendenze e prospettive del mercato europeo del pellet, con un’attenzione particolare rivolta al contesto polacco, tra i più dinamici in Europa. Tra i diversi temi d’interesse, si segnala la convinzione che il pellet russo e bielorusso abbia ancora un certo impatto sui mercati baltici e nord-europei.

In Italia, il dibattito sul pellet di contrabbando si era sviluppato tra gli operatori del settore subito dopo l’imposizione delle prime sanzioni europee a Russia e Bielorussia seguite alla guerra in Ucraina, con conseguente blocco delle importazioni di pellet.

La percezione dell’entità del fenomeno era stata tale da spingere AIEL a rilasciare una comunicazione nel dicembre 2022 in cui veniva spiegato come il pellet russo (e bielorusso) rimanesse illegale, anche quando importato attraverso triangolazioni con Paesi terzi.

Le Autorità italiane hanno quindi progressivamente alzato il livello di attenzione e AIEL ha registrato diversi interventi per contraffazione, frode in commercio e mancata due diligence, a carico di importatori di prodotti turchi e cinesi. Peraltro, le mutate condizioni di mercato hanno progressivamente soffocato alcuni flussi d’import ritenuti “anomali” – sebbene questi, diversamente da quanto percepito dagli operatori, non abbiano mai raggiunto quantitativi particolarmente rilevanti.

Grafico 1 – Importazioni nell’Unione europea di pellet di legno dalla Turchia

Fonte dati: Comtrade.

Inoltre, per diverse ragioni è stata revocata la maggioranza delle molteplici certificazioni ENplus® cinesi e turche che erano sorte velocemente in quel frangente. Peraltro, di recente gli Uffici ENplus® hanno condiviso la consapevolezza che il fenomeno delle “ondate” di certificazione deve essere affrontato con un maggiore grado di attenzione.

Tabella 1 – Numero e status dei certificati ENplus dei produttori cinesi e turchi al 15 giugno 2025

AttiviSospesiRevocatiTotale
Cina01910
Turchia10111940

Nel 2022-2023, molti operatori europei ridussero l’allarme italiano a un caso peculiare e limitato, senza riflessi significativi su altri mercati europei. Nel frattempo le cose sono cambiate e sembra che oggi il pellet russo eserciti una certa pressione sui mercati nord-europei e baltici, scatenando le reazioni e le lamentele (tardive) degli operatori locali.

Infatti, i produttori polacchi di pellet individuino, tra i principali ostacoli al loro sviluppo industriale, gli accresciuti costi di produzione, l’instabilità geopolitica e dei mercati, le difficoltà nell’approvvigionamento della materia prima legnosa e, invariabilmente, anche le importazioni illegali dall’Est. I più audaci si spingono persino a chiedersi se sia legittimo che in Ucraina le ispezioni ENplus® siano condotte da remoto e con strumenti digitali, a causa del perdurante conflitto armato.

È anche sintomatico che l’edizione di marzo 2025 di Biomasa Magazyne sul pellet abbia incluso un articolo interamente dedicato alle importazioni illegali di legno e pellet dalla Russia. In esso, l’autrice Jolanta Kamińska menziona il Rapporto di Earthsight secondo cui fino al 20% del compensato di betulla venduto in Europa potrebbe provenire dalla Russia: dal 2022 oltre 500.000 m3 di legno illegale sarebbe entrato in Europa tramite riesportazioni di Paesi terzi (es. Turchia, Cina, Kazakistan, Kirghizistan), di cui oltre 220.000 m3 nella sola Polonia. Nello specifico, il pellet russo entrerebbe in Lituania, Lettonia e Polonia, accompagnato da documenti e certificati d’origine falsificati, rispetto a cui i produttori polacchi auspicano un maggiore controllo e una migliore regolamentazione.

Mentre gli operatori baltici e nord-europei sono alle prese con le sfide affrontate in Italia ormai due stagioni termiche fa, sul mercato italiano si stanno già delineando le nuove criticità che impegneranno gli operatori nazionali nel prossimo futuro: si registrano infatti ingenti volumi d’importazione di pellet d’origine balcanica, talvolta con marchi di certificazione contraffatti e spesso accompagnati da frodi fiscali “carosello” basate su intermediazioni fittizie di trader comunitari e ulteriori “cartiere” italiane.

Inoltre, le difficoltà progressivamente crescenti nell’approvvigionamento di materia prima legnosa di alta qualità stanno generando criticità di tipo qualitativo per molti pellet, anche certificati, che provengono da determinate aree geografiche – in primis ancora i Balcani.

È quindi fondamentale che i consumatori selezionino prodotti e aziende di alto profilo. In proposito, il Gruppo Pellet e il Gruppo Rivenditori di AIEL rappresentano le eccellenze del mercato italiano.