Mercato del pellet 2025: domanda in evoluzione e prospettive future dal Working Group di Bioenergy Europe

Mercato del pellet 2025
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Il mercato del pellet guarda al futuro, dopo anni di forte volatilità. Dalle analisi del Working Group di Bioenergy Europe emergono prospettive diverse per i segmenti industriale e domestico: domanda globale in crescita, ma sfide legate alla fine dei sussidi, ai dazi internazionali e alla disponibilità di materia prima

Il seguente articolo presenta una sintesi dei principali temi emersi durante l’ultimo Working Group Pellets organizzato da Bioenergy Europe, con un aggiornamento approfondito sulle tendenze del mercato industriale e residenziale dei pellet a livello europeo e globale.
L’incontro ha visto la partecipazione di esperti del settore, tra cui Rachael Levinson (Hawkins Wright) e Manolis Karampinis (Bioenergy Europe), che hanno condiviso dati aggiornati e analisi sulle dinamiche di domanda, produzione e commercio internazionale.
Dalla prospettiva industriale alle sfide del mercato domestico, il quadro che emerge evidenzia un comparto in evoluzione, influenzato da fattori economici, politici e climatici, ma con segnali di stabilizzazione dopo gli anni di forte volatilità.

Aggiornamento sul mercato industriale dei pellet

Secondo Rachael Levinson di Hawkins Wright la domanda globale di pellet nel 2024, data dalla somma del segmento domestico e di quello industriale, ha raggiunto 49 milioni di tonnellate (Mt), segnando +9% rispetto all’anno precedente. Mentre la crescita della domanda asiatica ha rallentato, quella europea è tornata ai livelli storici del 2021, guidata principalmente dal Regno Unito.

Tuttavia, la domanda di pellet a lungo termine nel Regno Unito sarà influenzata dalla fine dei regimi di sussidio per gli impianti di Drax e Lynemouth, attesa per marzo 2027: si prevede che entrambe le centrali opereranno con meccanismi transitori, che però ridurranno il supporto finanziario e, con esso, la domanda di pellet. Si prevede che dopo il 2031 entrambi gli impianti saranno gestiti come impianti BECCS (con produzione energetica contestuale alla cattura e immagazzinamento del carbonio), ma non è ancora chiaro quale livello di supporto governativo sarà erogato. Anche nei Paesi Bassi i sussidi per gli impianti a co-generazione termineranno nel 2026/2027. In questo caso, il governo ha dichiarato di non voler supportare i progetti BECCS, e perciò non sono previsti meccanismi transitori o altri tipi di sostegno. Hawkins Wright prevede una riduzione della domanda europea di pellet di 3,4 Mt tra il 2026 e il 2028.

La Polonia potrebbe rivelarsi in grado di assorbire le quantità precedentemente destinate a Regno Unito e Paesi Bassi. La ragione di questa aspettativa sta nei limiti emissivi (550 g CO2/kWh) previsti nel Paese: alcune centrali potrebbero soddisfare questo limite mescolando il pellet al carbone. Tuttavia, le utilities polacche potrebbero privilegiare l’uso di residui agricoli a basso costo, prima di importare pellet di legno.

L’andamento della domanda si riflette nelle recenti tendenze del commercio internazionale, con importazioni in crescita fino a giugno 2025 per Regno Unito (+18%) e Giappone (+29%) negli ultimi 12 mesi, e in calo per i Paesi Bassi (-10%). Tra i paesi esportatori, il Vietnam è in forte crescita (+39%), principalmente guidato dalla domanda giapponese, mentre Stati Uniti e Canada mostrano una crescita più modesta. I dazi USA stanno inoltre influenzando alcune regioni di approvvigionamento, e l’imposizione di ulteriori dazi americani a protezione del proprio mercato dei prodotti in legno potrà incidere ulteriormente sul quadro complessivo, soprattutto impattando sul legname canadese.

In effetti, in Canada la produzione di pellet dipende fortemente dai residui di segheria e, di conseguenza, dalla salute dell’industria del legname. In British Columbia la produzione di legname è in calo da diversi anni, ma l’impatto sui mercati europei è modesto perché le esportazioni guardano principalmente all’Asia. Nell’Est del Canada, invece, i dazi americani hanno portato alla chiusura o alla riduzione delle attività di diverse segherie.

In ragione dell’attesa flessione della domanda post-2027, non si prevede l’apertura di nuovi impianti in Europa per la produzione di pellet a uso industriale.

Aggiornamento sul mercato residenziale dei pellet

Nella descrizione dell’andamento del mercato domestico Manolis Karampinis di Bioenergy Europe ha invece sottolineato come l’andamento meteoclimatico sia un fattore chiave per i consumi di pellet. Le previsioni meteorologiche a lungo termine sono difficili, ma diversi segnali e fenomeni (vortice polare debole, La Niña, ecc.) suggeriscono che la prossima stagione termica potrebbe essere caratterizzata da un inverno più freddo rispetto agli ultimi anni.

Le importazioni di pellet dal Brasile sono in difficoltà, a causa dei dazi USA che hanno colpito duramente l’industria del legno brasiliana, per cui gli Stati Uniti erano un importante mercato di esportazione. Il forte rallentamento nella produzione di segherie e industrie di lavorazione del legno brasiliane ha limitato la disponibilità di materia prima per i produttori di pellet brasiliani, riducendo quindi le loro esportazioni verso i principali mercati europei (Italia, Regno Unito, Danimarca). Si prevede comunque che il mercato troverà presto un nuovo bilanciamento.

I prezzi dei pellet nel segmento premium sono ora più stabili, sebbene a livelli più alti rispetto alla media storica, anche se i problemi di approvvigionamento, uniti a una domanda potenzialmente più alta, potrebbero portare a rialzi, comunque distanti dai livelli drammatici del 2022/2023. Già a gennaio 2025 un’ondata di freddo aveva fatto aumentare brevemente i prezzi; analogamente, a settembre si è assistito all’incremento dei prezzi, con l’avvio anticipato della stagione di riscaldamento. Ciononostante, i prezzi dei pellet restano competitivi rispetto al gasolio e alle alternative fossili.

Il confronto con l’elettricità è però più complesso, soprattutto nel raffronto con le pompe di calore: assumere COP elevati (Coefficient of Performance, rapporto tra l’energia termica prodotta ed energia elettrica consumata) potrebbe far apparire l’elettricità più competitiva del pellet. Tuttavia, uno studio scientifico dell’University College Dublin sulla reale efficienza delle pompe di calore dimostra come questa sia fino al 40% inferiore rispetto a quella dichiarata.

Nell’Europa geografica, la produzione di pellet è calata per il secondo anno consecutivo nel 2024, colpendo questa volta anche i produttori UE e non solo quelli russi e bielorussi: il rallentamento dell’industria europea dei segati influisce sulla disponibilità di materia prima e, visti i livelli di stock accumulati negli anni precedenti, i produttori hanno spesso deciso di ridurre la produzione. Per il 2025 si prevede però un rimbalzo nella produzione di pellet, poiché le scorte sono diminuite e si attende un inverno rigido.

Le vendite di stufe a pellet sono calate rispetto ai picchi del 2022 e ora sono ai livelli del 2014 (o inferiori). Comunque, in Italia e in Francia si è assistito a una ripresa nelle vendite di stufe nel 2024, e le prime elaborazioni per il 2025 sono incoraggianti.

La situazione è più complessa per le caldaie a pellet residenziali: grazie ai sussidi, Polonia e Austria hanno vissuto un ottimo 2024, mentre Germania e Francia continuano a registrare un declino. Si osserva un calo per le caldaie a pellet “commerciali” di taglia maggiore, ma la situazione generale è più resistente rispetto a quelle residenziali. È peraltro utile confrontare questo mercato con quello delle pompe di calore, che godono di un maggiore favore politico: anche le pompe di calore hanno mostrato vendite in calo nel 2023 e 2024. Fiducia dei consumatori, economia debole e prezzi bassi del gas sono le cause principali di questa tendenza, che influenza anche il mercato degli apparecchi a pellet.