Una nuova dashboard interattiva di Bioenergy Europe racconta in numeri il ruolo crescente della biomassa nel mix energetico dell’Unione. Focus sull’Italia e sulle potenzialità di una filiera da valorizzare
Quando si parla di energie rinnovabili in Europa, l’attenzione si concentra spesso su solare, eolico e idroelettrico. Eppure, accanto a queste fonti più note al pubblico, la bioenergia svolge un ruolo ancora più importante, anche se meno riconosciuto. Legna, cippato, pellet e residui agroforestali contribuiscono infatti in modo determinante al riscaldamento, alla produzione energetica e allo sviluppo economico dell’Europa. Una fonte rinnovabile che cresce letteralmente dal basso e che, oggi più che mai, i dati confermano essere uno dei punti fermi di quella transizione energetica che ancora stenta a realizzarsi in modo sostenibile.
Per raccontare questa realtà in modo chiaro e preciso, Bioenergy Europe, l’associazione europea delle bioenergie di cui fa parte anche AIEL – Associazione Italiana Energie Agroforestali, ha recentemente pubblicato uno strumento prezioso: una dashboard interattiva che consente di esplorare l’impatto e la diffusione della bioenergia nei diversi Paesi dell’Unione Europea. Realizzata a partire dai dati Eurostat e aggiornata a febbraio 2025, la dashboard mostra la composizione del mix energetico, i consumi, la produzione, la dipendenza dalle importazioni e il ruolo della bioenergia rispetto alle altre fonti sia fossili che rinnovabili.
A livello europeo, i dati parlano chiaro: la bioenergia da sola rappresenta oltre la metà (52%) dell’intera produzione da fonti rinnovabili, con una presenza dominante nel riscaldamento (82% delle rinnovabili termiche), ma in crescita anche nei trasporti e nella produzione elettrica (figura 1). Copre l’8% del mix energetico complessivo e raggiunge quasi 45 milioni di famiglie, che ogni anno si riscaldano grazie a biomassa solida o biocombustibili.
Figura 1 – Il ruolo della bioenergia nel panorama energetico europeo

Il dato forse più impressionante riguarda la dipendenza dall’estero: solo il 5% della bioenergia consumata in Europa è importato da Paesi extra europei, contro il 98% del gas naturale e del petrolio (figura 2). Un’evidenza che rende la bioenergia non solo una risorsa rinnovabile, ma anche una scelta strategica per l’indipendenza energetica del continente.
Figura 2 – Percentuale di dipendenza dall’estero dell’Ue per le diverse fonti energetiche

E l’Italia? Anche nel nostro Paese la bioenergia svolge un ruolo cruciale, soprattutto nel settore del riscaldamento domestico. I dati indicano che oltre 6,7 milioni di famiglie italiane utilizzano biomassa per riscaldarsi. La quota della bioenergia sul mix energetico nazionale complessivo è pari al 6% per i trasporti, al 4% per l’elettricità e al 15% per la produzione di calore, mentre rappresenta il 46% di tutte le fonti rinnovabili italiane. Nel settore termico, la quota di bioenergia rispetto al totale delle fonti rinnovabili sale fino al 70%, confermando il ruolo dominante delle biomasse tra le rinnovabili per il riscaldamento (figura 3).
Figura 3 – Il ruolo della bioenergia nel panorama energetico italiano

Ma il contesto italiano è anche segnato da una fortissima dipendenza energetica: importiamo il 99% del gas e il 93% del petrolio. La biomassa, invece, copre con risorse europee l’84% del fabbisogno, con un’importazione pari al 16% (figura 4). Una differenza che non è solo quantitativa, ma qualitativa: la biomassa contribuisce alla gestione del territorio, attiva filiere corte, genera occupazione locale e riduce la vulnerabilità del sistema energetico ai mercati globali.
Figura 4 – Percentuale di dipendenza dall’estero dell’Italia per le diverse fonti energetiche

“Abbiamo bisogno di politiche lungimiranti che riconoscano il valore sistemico della bioenergia – sottolinea Annalisa Paniz, Direttrice generale di AIEL e membro dell’Advisory Board di Bioenergy Europe –. I dati confermano ciò che la filiera italiana osserva da anni: la biomassa è una risorsa strategica, non solo per la decarbonizzazione, ma per la resilienza economica ed energetica dei nostri territori. Serve una governance più attenta, ma anche una narrazione meno ideologica e più aderente alla realtà, oltre a strumenti stabili per accompagnare la crescita del settore”.
In una fase in cui l’Europa è chiamata ad accelerare il percorso verso la neutralità climatica, la bioenergia si conferma una risorsa chiave per costruire un sistema energetico più sostenibile, resiliente e a misura di territorio. Investire in questa filiera significa valorizzare risorse locali, creare valore aggiunto per le comunità e ridurre la dipendenza da fonti fossili provenienti da altre parti del mondo. I numeri parlano chiaro: ora è il momento di trasformare il potenziale in una strategia condivisa di lungo periodo.