Lo scorso luglio a Roma, nel corso della ventisettesima edizione del COFO – Committee on Forestry, organizzata dalla FAO è stato presentato uno dei principali report internazionali che descrivono lo stato delle foreste mondiali, intitolato: “The State of the World’s Forests 2024: Forest-sector innovations towards a more sustainable future”.
Nel 2020 le foreste coprivano circa 4,1 miliardi di ettari, pari al 31% della superficie terrestre mondiale. Più della metà delle foreste del mondo (54%) è collocata in cinque paesi: Federazione Russa, Brasile, Canada, Stati Uniti d’America e Cina.
Rapporto foreste FAO: deforestazione in calo
La buona notizia che emerge dalla lettura del Rapporto foreste FAO è che la deforestazione sta rallentando. Il tasso di deforestazione complessivo è passato da 15,8 milioni di ettari all’anno nel periodo 1990-2000 a 10,2 milioni di ettari all’anno nel periodo 2015-2020. I dati più recenti a disposizione indicano una significativa riduzione della deforestazione in alcuni Paesi. Ad esempio, si stima che la deforestazione sia diminuita dell’8,4% in Indonesia nel periodo 2021-2022 e di ben il 50% nell’Amazzonia brasiliana nel 2023. In molti Paesi la superficie forestale è in espansione, fra cui l’Italia, che si colloca al 9° posto a livello globale per incremento annuo di superfice forestale nel periodo 2010-2020.
Foreste sempre più vulnerabili a causa della crisi climatica
Dalla lettura del Rapporto foreste FAO emerge poi un dato allarmante e tristemente noto, ossia che sono sempre più evidenti gli effetti della crisi climatica sugli ecosistemi forestali di tutto il mondo. Il surriscaldamento globale sta infatti rendendo le foreste più vulnerabili a fattori di stress abiotici e biotici, principalmente incendi e parassiti. L’intensità e la frequenza degli incendi sono in costante aumento, anche in aree precedentemente poco colpite. Un esempio su tutti è dato dagli incendi nelle foreste boreali, in passato non troppo frequenti e intensi, che nel 2021 hanno rappresentano quasi un quarto delle emissioni totali di CO2 derivanti da incendi. Dal report emerge anche che nel 2023 a livello globale sono state emesse in atmosfera 6.687 mega tonnellate di anidride carbonica a cause degli incendi, più del doppio delle emissioni di CO2 dell’Unione Europea causate dalla combustione di combustibili fossili per lo stesso anno. Anche per quanto riguarda le infestazioni di insetti ed altri patogeni la situazione appare critica. Negli Stati Uniti d’America, ad esempio, si prevede che 25 milioni di ettari di foreste subiranno perdite superiori al 20% a causa di insetti e malattie entro il 2027.
I prelievi legnosi
Altro tema affrontato dal Rapporto foreste FAO è la produzione globale di legno che ha raggiunto livelli record pari a circa 4 miliardi di m3 all’anno. Di questi, circa 2,04 miliardi di m3 sono rappresentati da legname tondo e circa 1,97 miliardi di m3 da legna per uso combustibile o per la cottura dei cibi, impiegata prevalentemente dalle popolazioni dell’Africa subsahariana e del Sud dell’Asia. Nel 2018 la produzione industriale di tondame a livello globale ha superato per la prima volta nella storia la produzione di legna ad uso combustibile che è in calo.
Le proiezioni al 2050 indicano, infine, incrementi significativi nella domanda di legname: la domanda globale di tondame potrebbe aumentare fino al 49% (tra il 2020 e il 2050), trainata principalmente dal settore industriale, mentre quella della legna ad uso combustibile diminuirà.
Le innovazioni nel settore forestale
Secondo il Rapporto foreste FAO, considerando le condizioni ambientali in rapido cambiamento e la crescente domanda di prodotti e servizi, sarà necessaria una maggiore innovazione nel settore forestale basata su tre imperativi.
Il primo riguarda l’aumento dei fattori di stress, guidati dalla crisi climatica, che richiederà nuovi approcci di gestione forestale; il secondo interessa il passaggio a una bioeconomia basata sul legno e il terzo si basa sulle opportunità offerte da una vasta gamma di prodotti forestali non legnosi che rappresentano una potenzialità per miliardi di piccoli proprietari forestali.
Il rapporto indica infine cinque tipologie di innovazione su cui occorrerà puntare per ampliare il potenziale delle foreste e affrontare le sfide globali. Innanzitutto sarà necessaria un’innovazione di tipo tecnologico, seguita poi da innovazioni connesse all’ambito sociale, politico ed istituzionale, per giungere infine a innovazioni di tipo finanziario. La combinazione di questi tipi di innovazione, modulate in relazione alle specificità del territorio, saprà innescare il cambiamento necessario per una gestione forestale sostenibile e responsabile.
Il settore forestale, tuttavia, non è esente da ostacoli e barriere che possono rallentare l’innovazione e che sono individuate, ad esempio, nella mancanza di una cultura dell’innovazione e in politiche e regolamenti non adeguati alle sfide odierne. Occorre, secondo la FAO, una cultura organizzativa che sappia riconoscere e abbracciare il potenziale trasformativo dell’innovazione, riducendo i rischi connessi a questo processo e responsabilizzando le parti interessate per rispondere alle sfide attuali e future.
Il Rapporto foreste FAO nella sua forma estesa può essere scaricato dal sito ufficiale della Food and Agriculture Organization al seguente link.