In relazione alle preoccupazioni espresse dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (SIME) in merito al rischio di un peggioramento della qualità dell’aria provocato dal maggior ricorso al riscaldamento a legna e pellet, causa aumento del prezzo del gas, AIEL ricorda che solo il turn over tecnologico, ovvero la sostituzione delle vecchie stufe poco efficienti, può contribuire a ridurre l’impatto della combustione domestica di legna da ardere e pellet sulla qualità dell’aria.
Allo stesso tempo, secondo AIEL è fondamentale avviare anche un’estesa azione di informazione e sensibilizzazione sul corretto utilizzo degli apparecchi, rivolta agli utenti finali, in particolare di chi utilizza legna da ardere.
Miglioramento della qualità dell’aria: un trend già in atto
Si tratta comunque di consolidare un trend fortunatamente già in atto, visto che in Italia, le emissioni della combustione di biomassa legnosa sono diminuite del 23% dal 2010 al 2018, passando da 123.000 a 95.000 tonnellate (Ispra 2020). In Lombardia, dove si consuma oltre il 10% della biomassa legnosa impiegata nel settore residenziale (Gse, 2019), i dati ufficiali evidenziano nell’arco di 8 anni una riduzione del 30% circa (Lanzani, 2020). In Veneto, sulla base dell’indagine statistica condotta nel 2018 dalle Regioni del Bacino Padano nell’ambito del progetto PrepAIR, le emissioni imputabili alla combustione di biomassa si sono ridotte del 35% dal 2006 al 2018, ossia di circa 5.000 tonnellate di PM10 (AIEL, 2020).
Risultati del turn over tecnologico innescato dal Conto Termico
Il calo registrato, a fronte di un parco installato numericamente stabile nel decennio, dipende soprattutto dal turnover tecnologico. Questi risultati sono stati, infatti, possibili grazie al graduale miglioramento del livello prestazionale e tecnologico dei sistemi di riscaldamento negli ultimi anni: una parte delle tecnologie di combustione obsolete è stata progressivamente sostituita da apparecchi più moderni, caratterizzati da elevata efficienza e ridotte emissioni. Le moderne tecnologie allo stato della tecnica, nel riscaldamento domestico a legna, pellet e cippato, possono raggiungere fattori di emissione di poche decine di grammi per GJ di energia termica prodotta e nei casi migliori (tecnologie ad emissioni “quasi zero”) si arriva a pochi grammi per GJ.
Quindi, il progresso tecnologico combinato con un maggior turnover tecnologico reso possibile grazie agli incentivi del Conto Termico ulteriormente rafforzati da alcuni bandi regionali o provinciali, hanno determinato un trend di riduzione dei fattori di emissione. A tale proposito ricordiamo la recente esperienza della Provincia di Mantova nella quale, grazie a un bando di finanziamento a sostegno del turnover tecnologico abbinato con l’incentivo nazionale “Conto Termico”, è stato possibile garantire una riduzione annua delle emissioni di polveri primarie del 70%.
Lo confermano i dati di Inemar, Inventario regionale emissioni in atmosfera, strumento messo a punto nell’ambito di una convenzione interregionale tra Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, province autonome di Trento e di Bolzano e Puglia. Oggi, secondo i dati Inemar, ogni GigaJoule prodotto da una moderna stufa a legna con classe di qualità 4 stelle rilascia in atmosfera 203,70 grammi di polveri sottili, contro i 480 grammi rilevati da Ispra. Una stufa a pellet 5 stelle: 46,54 grammi per GigaJoule, contro i precedenti 76 grammi.
Cosa c’è ancora da fare
È necessario però accelerare ulteriormente e rendere strutturale il processo già in atto. Le tecnologie tradizionali caratterizzate da processi di combustione superati rappresentano ancora il 70% del parco installato e sono responsabili di quasi il 90% del particolato proveniente dal riscaldamento a legna. Infatti, nel 2019, secondo ISPRA, ancora il 40,30% dell’energia termica da riscaldamento a biomassa veniva prodotta da camini aperti ed il 18,40% da stufe a legna, mentre solo il 7,9% dell’energia è prodotta mediante stufe a legna “evolute” e solo il 13,6% dell’energia è prodotta da stufe a pellet.
Per questa ragione, AIEL ritiene prioritatio incentivarne la sostituzione con sistemi di riscaldamento a legna e pellet moderni ed efficienti, caratterizzati da emissioni da 4 a 8 volte inferiori rispetto alle tecnologie obsolete.
Infine, AIEL ricorda che nell’area più critica per il problema delle polveri sottili, ovvero il bacino padano è consentita solo l’installazione di stufe con una classe di qualità di almeno 4 stelle e che non è permesso riutilizzare/riattivare vecchie stufe e caminetti: chi lo fa rischia la sanzione.